domenica 23 luglio 2017

Scelta e non sentimento

Sinceramente quell’abbraccio tra Giuliano Pisapia e Maria Elena Boschi risulta del tutto indigesto anche a me. So bene che la mia opinione personale non è assolutamente importante, ma sono tantissimi quelli che sono rimasti perplessi e, soprattutto, il gesto mi sembra esplicativo, se non emblematico di come sia cambiata – e fortemente in peggio – la qualità della nostra classe politica.

Pisapia, davanti alle rimostranze di Roberto Speranza, che gli telefona a nome di tanti ex elettori del PD e anche di alcuni che ancora nel PD si sforzano di restare, dice che il suo è stato «Soltanto un gesto di cortesia e di buona educazione». Ora, stante il fatto che si può essere cortesi ed educati anche in molte altre forme diverse, una persona intelligente non può non immaginare che un abbraccio di quel tipo viene inevitabilmente fotografato, pubblicato con rilievo su tutti i giornali e inevitabilmente strumentalizzato a fini politici come simbolo tangibile di un superamento di quei dissensi che sono alla base dell’ultima fase della frantumazione della sinistra.

Certamente Pisapia non è uno sprovveduto e, quindi, questo abbraccio non può che essere stato funzionale al suo primo progetto politico: riunirsi in qualche modo al PD renziano facendo finta di dimenticare che sono stati le politiche e i comportamenti dell’attuale segretario dem a provocare una diaspora ufficiale che una volta sarebbe stata inconcepibile. Questo il messaggio lanciato a Renzi e ai suoi ricordando anche, pur in maniera soffusa, che Pisapia, al pari della Boschi, ha sostenuto esplicitamente il sì al referendum che voleva stravolgere la nostra Costituzione.

Nella cosiddetta Prima Repubblica, pur tra i tantissimi difetti, il significato dei gesti e delle parole restava forte perché gesti e parole sono sempre sostanza. Pensiamo se mai Berlinguer e Almirante avrebbero potuto abbracciarsi per un gesto di cortesia. Quando il segretario del PCI è morto, quello del MSI ha ritenuto suo dovere andare di persona a manifestare il grande e profondo rispetto per l’avversario scomparso. E il popolo comunista ha accolto Almirante con l’altrettanto grande e profondo rispetto dovuto a chi è capace di separare il sentimento dal ragionamento.

E, a questo proposito vorrei soffermarmi per un momento su quell’alzata di ingegno di Massimo Recalcati che sarà anche un bravo psicanalista, ma che sulla politica sembra avere idee piuttosto confuse. Chiedersi, infatti, perché alcuni odiano tanto Renzi e altri lo amano è un’iniziativa del tutto surreale.

Quella dell’odio e dell’amore sono due categorie che non possono, né devono, appartenere al mondo della politica in quanto strumento di una democrazia che si basa, invece – o almeno dovrebbe basarsi – su una scelta ragionata in base ai propri principi. Per Renzi, tanto per entrare direttamente nell’argomento, non nutro sicuramente amore, ma neppure lontanamente odio. Mi limito – ma è già tutto – a disapprovare quasi completamente la sua politica che, nel nome di un fantomatico centrosinistra, è riuscita ad approfondire le differenze di classe – è ottenuto anche di far risorgere questo concetto – che stanno lacerando il nostro Paese.

Credo davvero sia ora di finirla di abbracciarsi e di parlare di odio e di amore. Mi piacerebbe tanto tornare a vedere uomini politici e donne politiche capaci davvero di essere tali e di non farci quasi incredibilmente rimpiangere la serietà e la consapevolezza di buona parte della politica del passato.

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