sabato 8 luglio 2017

Di cosa stiamo parlando

La becera e stupida semplificazione della frase «Aiutiamoli a casa loro», che questa volta non è stata pronunciata da Matteo Salvini, ma è stata scritta da Matteo Renzi, forse può diventare utile per fare un po’ di luce su una questione che, invece, è di grande complessità e importanza e che potrebbe essere condensata in questa domanda: di cosa parliamo quando usiamo la parola “politica” e quanto è cambiato negli anni l’essenza di questo concetto?

Per secoli si è continuato a pensare alla politica legandola all’estensione del suo significato etimologico che la indicava come ricerca del bene per la polis che, nell’antica Grecia, era la città, ma contemporaneamente anche lo Stato. Poi la politica è diventata l’esercizio del potere e, infine, l’arte della conservazione del potere. E il bene della polis? Non interessa a molti e, comunque, è diventato un obbiettivo del tutto secondario scatenando così un inevitabile effetto uguale e contrario. Se, infatti, la politica dimostra che non le interessa della polis, perché mai alla polis dovrebbe importare della politica? E, in quest’ottica, non può sorprendere il fatto che ormai metà degli italiani non va più alle urne se non quando si rende conto, come in occasione del referendum costituzionale, che può decidere in maniera diretta della propria libertà e della sopravvivenza della democrazia.

Renzi ha girato di 180 gradi la tradizionale impostazione della sinistra sui migranti non per una gaffe, o perché illuminato sulla via di Damasco da una folgorazione su come risolvere un problema epocale e globale che è sempre esistito, ma che ora avvertiamo più distintamente perché tocca direttamente noi. Lo ha fatto, andando a ruota di Grillo, semplicemente perché è stato convinto a farlo dai sondaggi di opinione che da un po’ di tempo indicano quello della migrazione come il problema che potrà orientare consistenti quantità di voti nelle prossime elezioni politiche. Lo ha fatto non per governare la piazza, ma per dare l’idea di farsi governare dalla piazza; lo ha fatto proprio per quel populismo contro il quale vorrebbe ergersi a difensore e che vorrebbe distruggere non perché abietto, ma perché è già sfruttato dai suoi possibili avversari e non già da lui stesso.

Cito, sottoscrivendole totalmente, alcune frasi di Roberto Saviano: «Mi permetto di parafrasare così le parole del segretario del partito di centrosinistra, ossatura della maggioranza di governo: se vi considerate di sinistra non dovete sentirvi moralmente in colpa se iniziate ad avvertire impulsi razzisti. Non siete voi a essere razzisti, sono i negri a essere troppi. Ma vi assicuro che continuerò ad avere moralmente a cuore gli affari di chi tra voi produce armi da vendere ai paesi in guerra, impedendo che si creino condizioni di vita accettabili per i negri “a casa loro”. Per Renzi dunque l’Italia non ha il “dovere morale di accogliere”, ma di “aiutare a casa loro”».

Eppure, aggiunge Saviano: «Renzi sa perfettamente che l’Italia realizza l’esatto contrario perché aiuta sì chi decide di lasciare il proprio paese, ma soprattutto coloro che restano ad ammazzarsi a casa propria. La prova? Le esportazioni di armi italiane: 2,7 miliardi di euro nel 2014. 7,9 miliardi di euro nel 2015. 14,6 miliardi di euro nel 2016. Queste cifre mostrano come è cresciuto negli ultimi 3 anni (e Renzi ne è al corrente) il valore complessivo delle esportazioni di armi dall’Italia».

E prosegue: «Ma il dato politicamente importante è il boom di vendite verso Paesi in guerra in violazione della legge 185/1990, che vieta l’esportazione e il transito di armamenti verso Paesi in stato di conflitto e responsabili di gravi violazioni dei diritti umani. L’Italia nel 2014-2015 è stato l’unico paese della Ue ad aver fornito pistole, revolver, fucili e carabine alle forze di polizia e di sicurezza del regime di al Sisi. Con quale faccia chiedono verità per Giulio Regeni?».

Sta di fatto che le parole di Renzi appaiono stridenti nei confronti di entrambe le teoriche anime del PD; sia riguardo al comune sentire della sinistra, sia alle parole del Papa che invita a non respingere gli ultimi a ricordare che se l’Europa è così ricca lo deve anche ai frutti del colonialismo. Due anime che comunque, fino a pochi decenni fa, pur tra errori anche drammatici, miravano entrambe a raggiungere, anche se lo vedevano indubitabilmente diverso, quello che ritenevano essere il bene della polis. Le parole di Renzi mostrano senza infingimenti che lo scopo di quella che ci ostiniamo stolidamente a chiamare politica è soltanto quello di vincere le elezioni.

Ci dicono che è necessario vincerle se non si vuole che siano i grillini, o la destra, a governare l’Italia con le loro idee. Ma se io so con certezza che le idee della destra mi sono aliene e che quelle dei grillini sono vaganti, oltre che vaghe, e comunque sempre sottoposte al volere del capo, quali motivazioni politiche (nel senso vero del temine), quali idee – ammesso che ci siano e non dipendano soltanto dai sondaggi del giorno – potrebbero attrarmi nel partito di Renzi?

Pierluigi Bersani è rimasto in quella che considerava la sua “ditta” fino a quando non si è reso conto che non fabbricava più i prodotti tradizionali, ma cose nuove totalmente diverse, se non addirittura opposte. Ma più che di cambio di ragione sociale sarebbe stato giusto parlare di perdita di quell’anima che aveva dato vita al PD e che aveva attratto tanta gente di sinistra e tanta gente di centro che è stata disposta a sacrificare un pezzetto di sé pur di costruire una forza davvero riformista che avesse alcuni caposaldi solidissimi e irrinunciabili e altri obbiettivi procrastinabili nel tempo.

Forse sarebbe il caso che tanti che ancora sono nel PD, o che quantomeno pensano che lo voteranno ancora, si rendano conto che quando un partito perde l’anima la fa perdere anche a coloro che lì dentro rimangono. Fare opposizione può essere fastidioso, ma sopportabile; tradire i propri principi e quelli dei vecchi compagni di strada non può essere degno, né accettabile.

Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/

Nessun commento:

Posta un commento