martedì 16 febbraio 2016

Europa, da sogno a incubo

Troppo spesso si è rimasti in silenzio, per convenzionale pudore, o per malinteso rispetto, o per paura di idolatrica blasfemia, o per non portare acqua a detestabili mulini altrui, o per stupido timore di creare danni maggiori davanti a cose che, invece, avrebbero dovuto essere dette chiaramente.
Un esempio su tutti potrebbe essere rappresentato dal generale silenzio sul comportamento del presidente emerito Giorgio Napolitano, fondamentale in svariate operazioni che mi hanno lasciato l’amaro in bocca: dal salvataggio di Berlusconi con la concessione di un incredibile ritardo di un mese – ottimo per gli acquisti – per il voto di fiducia, al ripetuto ricorso a presidenti del Consiglio non eletti da nessuno, a per me indigeribili silenzi alternati ad ancor più indigesti fervorini.

Altro esempio, sul quale è bene ora dire qualcosa è quello dell’Europa che, un po’ come il PD, sta disfacendosi e perdendo le sue caratteristiche, facendo finta, però, di restare sempre se stessa. E quello che credo sia da dire è che di quell’Europa che si sta prefigurando non soltanto potremmo fare benissimo a meno, ma che, anzi, sarebbe il caso di distruggerla scientemente, ripartendo poi da zero e rimettendo insieme quelli – cho non sono pochi – che ancora credono ai suoi utopici valori fondanti che sono soprattutto la pace, il rispetto, la tutela e l’allargamento dei diritti umani di tutti e una progressiva riduzione dei poteri dei vari Stati nella prospettiva di un nuovo Stato sovranazionale, che mantenga le proprie divisioni – se proprio si deve – magari soltanto per gli impegni sportivi delle vecchie “nazionali”.

Come si fa a parlare ancora di Europa riferendosi a un’Unione che sembra disposta, pur di non vedere l’uscita di un Regno Unito decisamente conservatore ed egoista e già da sempre euroscettico, a giocare al ribasso su se stessa, riducendo le caratteristiche comuni e ridando forza agli egoismi dei vari membri?

Come si fa a parlare ancora di Europa riferendosi a un’entità che è rigorosissima sui parametri economici, tanto da arrivare vicinissima all’espulsione di uno dei suoi membri idealmente più importanti, la Grecia, mentre non ha speso mezza parola sul vecchio caso della Polonia che voleva reintrodurre la pena di morte, o su quelli attuali dell’Ungheria, della Slovacchia, della Repubblica Ceca e sempre della Polonia, che non soltanto alzano muri di cui anche altri accarezzano l’idea, ma applicano regole razzistiche nei confronti di gruppi di persone e non di singoli individui, colpevolizzando aprioristicamente l’appartenenza a una nazionalità, a una lingua, a un’etnia, a una religione?

Come si fa a parlare ancora di Europa, se la politica di questo continente ormai sa parlare soltanto di economia e finanza e se all’economia e alla finanza vanno subordinate anche la solidarietà, la dignità, la giustizia, il lavoro, la vita stessa delle persone? Se una vita ha un valore economico da sottoporre al conteggio di costi e benefici, allora anche la guerra potrebbe tornare ad avere una sua validità economica e, quindi, in questa società vergognosa può diventare di nuovo accettabile.

Mi interessa poco che Renzi batta i pugni sul tavolo per ottenere maggiore flessibilità sui bilanci: mi interesserebbe molto di più se non stesse cautamente zitto davanti ai soprusi di molti Stati membri nei confronti di coloro che scappano dalle guerre e dalle sopraffazioni.
Vorrei ripetere un concetto che ho già avuto modo di esprimere: salvare vite umane costa, ma se qualcuno riesce a fissare una cifra oltre la quale salvare una vita diventa inaccettabile, con quella persona non voglio avere alcun rapporto.

Far sapere a tutto il mondo com’è davvero questa Europa di cui purtroppo non vedo più con orrore una possibile fine, potrebbe forse davvero bloccare l’esodo di chi spera di trovare qui da noi un mondo migliore. Una volta era davvero migliore e spero possa diventarlo presto di nuovo, ma per il momento non è davvero così.

Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/

Nessun commento:

Posta un commento