venerdì 11 maggio 2018

Fascismi, alleanze e ignoranze

Il ballottaggio tra Martines e Fontanini per diventare sindaco di Udine avrà comunque il merito di far capire anche ai più distratti quali pericoli stiamo correndo; e non soltanto a livello locale. L’apparentamento di Fontanini con Stefano Salmé, segretario nazionale di RSI Fiamma nazionale e il sostegno dichiarato da parte dei seguaci di Casapound, ha messo definitivamente in chiaro, infatti che in Italia è molto difficile parlare ancora di centrodestra in quanto del “centro” è rimasto soltanto il ricordo, mentre la “destra” è diventata sempre più estrema e priva di pudore, quasi esultante perché crede di veder vicino il momento di un’impossibile riabilitazione di quella che è stata la peggiore destra italiana.
 
Nel dibattito finale televisivo con Martines Fontanini ha sostenuto che con Salmè stanno soltanto un paio di liste civiche che si rifanno alle politiche di destra, che comunque in un’amministrazione cittadina non si vede perché si debba parlare di fascismo e di antifascismo, che però Udine è amministrata da troppi anni dalla “sinistra” (ha detto così e non “centrosinistra”) e che il “centrodestra” (ha detto così e non “destra”) merita di vincere per il concetto di alternanza (probabilmente a prescindere) e perché altrimenti Udine rimarrebbe l’unica città non amministrata dal “centrodestra” in una regione di “centrodestra”. Il tutto in una povertà di indicazioni e proposte da lasciare addirittura sorpresi.

Ma la parte più interessante, anche per i non udinesi, riguarda i rigurgiti fascisti che stanno acquistando sempre più forza e flatulenza etica. E se Fontanini cerca di glissare il più possibile per non allontanare da sé coloro che ancora pensano a una destra moderata e liberale, i suoi seguaci sono più sinceri e più ruspanti e danno vita a dibattiti social nei quali desta imbarazzo scegliere tra la protervia e l’ ignoranza.

Per carità di patria taccio il nome del protagonista, ma è interessante annotare alcune sue dichiarazioni.

Davanti all’affermazione che Udine, città medaglia d’oro per la Resistenza, rischia di trovarsi dei fascisti in giunta, interviene dicendo: «Il problema sta tutto nella definizione di “fascismi”» e alla risposta che «I fascismi di adesso sono quello che i fascisti possono permettersi in attesa e nella (loro) speranza che torni davvero il fascismo», chiede: «E quindi chi sarebbero questi presunti fascisti tanto pericolosi?».

Nel colloquio, diventato a più voci, un interlocutore dà un esempio: «I sovranisti per primi» e riceve una risposta che lascia inizialmente interdetti: «Quindi l art.1 della Costituzione sarebbe pericolosamente fascista?». Dopo un istante ci si rende conto che probabilmente fa riferimento alle parole «La sovranità appartiene al popolo…» e si capisce che per il simpatizzante nostalgico la sovranità cui si riferisce la Costituzione non riguarda la potestà di decisione del popolo sulle proprie leggi e sui propri progetti, ma ha unicamente una connotazione territoriale ed eventualmente etnica.

Ma lui persevera: «L’antifascismo (quello vero non l’attuale squallida pagliacciata) fu marcatamente sovranista, e la nostra bellissima Costituzione lo dimostra». A parte il profondo fastidio di sentir finire una termine come “Costituzione” nella bocca di chi usa questa nobile parola soltanto per stravolgerla a suo uso e consumo, va detto che la vera pagliacciata è il fascismo, neo o vecchio che sia, e ancor più pagliacci sono coloro che tentano di sostenere i nostalgici facendo finta di non farlo. E che i partigiani e gli antifascisti hanno lottato e hanno dato la vita per la libertà e per la democrazia; non per la sovranità. Altrimenti avrebbero potuto benissimo restare sotto Mussolini che la sovranità la voleva, eccome, e, anzi, la sognava sempre più vasta e imposta ad altri popoli in un vergognoso e pernicioso delirio imperial–coloniale.

Si potrebbe andare ancora avanti, ma lo squallore di chi vuole la destra estrema, e contemporaneamente si vergogna di farlo cercando di mascherarsi dietro arzigogoli di vertiginosa ignoranza e illogicità, è già abbondantemente evidente.

E anche l’insegnamento è chiaro: se Udine è l’ultimo avamposto regionale ancora non inquinato dai fascisti (neo o vetero che siano) e dai loro fiancheggiatori, è giusto e doveroso fare in modo che resti tale. Domenica non ci sono alibi: chi non vota per chi si oppone a questa destra, ma anche chi non va a votare credendo di essere ininfluente, deve sapere che tipo di responsabilità si assume.

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