Il ballottaggio
tra Martines e Fontanini per diventare sindaco di Udine avrà comunque il
merito di far capire anche ai più distratti quali pericoli stiamo
correndo; e non soltanto a livello locale. L’apparentamento di Fontanini
con Stefano Salmé, segretario nazionale di RSI Fiamma nazionale e il
sostegno dichiarato da parte dei seguaci di Casapound, ha messo
definitivamente in chiaro, infatti che in Italia è molto difficile
parlare ancora di centrodestra in quanto del “centro” è rimasto soltanto
il ricordo, mentre la “destra” è diventata sempre più estrema e priva
di pudore, quasi esultante perché crede di veder vicino il momento di
un’impossibile riabilitazione di quella che è stata la peggiore destra
italiana.
Nel dibattito finale televisivo con
Martines Fontanini ha sostenuto che con Salmè stanno soltanto un paio di
liste civiche che si rifanno alle politiche di destra, che comunque in
un’amministrazione cittadina non si vede perché si debba parlare di
fascismo e di antifascismo, che però Udine è amministrata da troppi anni
dalla “sinistra” (ha detto così e non “centrosinistra”) e che il
“centrodestra” (ha detto così e non “destra”) merita di vincere per il
concetto di alternanza (probabilmente a prescindere) e perché altrimenti
Udine rimarrebbe l’unica città non amministrata dal “centrodestra” in
una regione di “centrodestra”. Il tutto in una povertà di indicazioni e
proposte da lasciare addirittura sorpresi.
Ma la parte più interessante, anche
per i non udinesi, riguarda i rigurgiti fascisti che stanno acquistando
sempre più forza e flatulenza etica. E se Fontanini cerca di glissare il
più possibile per non allontanare da sé coloro che ancora pensano a una
destra moderata e liberale, i suoi seguaci sono più sinceri e più
ruspanti e danno vita a dibattiti social nei quali desta imbarazzo
scegliere tra la protervia e l’ ignoranza.
Per carità di patria taccio il nome del protagonista, ma è interessante annotare alcune sue dichiarazioni.
Davanti all’affermazione che Udine,
città medaglia d’oro per la Resistenza, rischia di trovarsi dei fascisti
in giunta, interviene dicendo: «Il problema sta tutto nella definizione
di “fascismi”» e alla risposta che «I fascismi di adesso sono quello
che i fascisti possono permettersi in attesa e nella (loro) speranza che
torni davvero il fascismo», chiede: «E quindi chi sarebbero questi
presunti fascisti tanto pericolosi?».
Nel colloquio, diventato a più voci,
un interlocutore dà un esempio: «I sovranisti per primi» e riceve una
risposta che lascia inizialmente interdetti: «Quindi l art.1 della
Costituzione sarebbe pericolosamente fascista?». Dopo un istante ci si
rende conto che probabilmente fa riferimento alle parole «La sovranità
appartiene al popolo…» e si capisce che per il simpatizzante nostalgico
la sovranità cui si riferisce la Costituzione non riguarda la potestà di
decisione del popolo sulle proprie leggi e sui propri progetti, ma ha
unicamente una connotazione territoriale ed eventualmente etnica.
Ma lui persevera: «L’antifascismo
(quello vero non l’attuale squallida pagliacciata) fu marcatamente
sovranista, e la nostra bellissima Costituzione lo dimostra». A parte il
profondo fastidio di sentir finire una termine come “Costituzione”
nella bocca di chi usa questa nobile parola soltanto per stravolgerla a
suo uso e consumo, va detto che la vera pagliacciata è il fascismo, neo o
vecchio che sia, e ancor più pagliacci sono coloro che tentano di
sostenere i nostalgici facendo finta di non farlo. E che i partigiani e
gli antifascisti hanno lottato e hanno dato la vita per la libertà e per
la democrazia; non per la sovranità. Altrimenti avrebbero potuto
benissimo restare sotto Mussolini che la sovranità la voleva, eccome, e,
anzi, la sognava sempre più vasta e imposta ad altri popoli in un
vergognoso e pernicioso delirio imperial–coloniale.
Si potrebbe andare ancora avanti, ma
lo squallore di chi vuole la destra estrema, e contemporaneamente si
vergogna di farlo cercando di mascherarsi dietro arzigogoli di
vertiginosa ignoranza e illogicità, è già abbondantemente evidente.
E anche l’insegnamento è chiaro: se
Udine è l’ultimo avamposto regionale ancora non inquinato dai fascisti
(neo o vetero che siano) e dai loro fiancheggiatori, è giusto e doveroso
fare in modo che resti tale. Domenica non ci sono alibi: chi non vota
per chi si oppone a questa destra, ma anche chi non va a votare credendo
di essere ininfluente, deve sapere che tipo di responsabilità si
assume.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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