Non posso dire
di non comprendere Giancarlo Velliscig quando dà sfogo al suo scoramento
per l’elezione di Fontanini dicendo che quella di quest’anno sarà
l’ultima edizione di Udin&jazz che si svolgerà nel capoluogo
friulano perché il jazz è di sua natura antifascista visto che, infatti,
«è stata una musica fortemente osteggiata dai regimi dittatoriali e
autoritari di tutto il mondo».
Posso comprendere, dicevo, visto che
sono tantissimi – e tra questi anch’io – coloro che stanno vivendo come
un incubo la probabilità che nella giunta comunale udinese siano
inseriti un paio di nostalgici fascisti dichiarati. Ma comprendere non è
condividere.
Tanti hanno sentito che Fontanini
starebbe compilando una lista di proscrizione di manifestazioni
culturali sgradite; e lui stesso ha affermato, senza poi mai smentire,
che vicino/lontano dovrà cambiare, o sparire.
Poi, se vogliamo andare più a fondo,
pensiamo soltanto a cosa succederà il prossimo 25 aprile: parlerà lui
che ha sempre disertato la cerimonia perché disse – forse per motivi di
sue opportunità politiche, ma le parole sono pietre – che vedeva la
Resistenza soltanto come una parte di una guerra civile, praticamente
senza maggiori meriti dell’altra, perché di tutti i morti – indifferente
se vittime o carnefici – bisogna avere la medesima pietà? O magari
designerà a farlo il futuribile assessore Salmè?.
Cosa dovrebbe fare l’Anpi? Andarsene
da Udine? Disertare la manifestazione in piazza? Contestare sonoramente
il sindaco? Oppure, ancora, creare una manifestazione alternativa?
L’unica ipotesi impossibile è
proprio la prima perché non è andandosene che si combatte un’idea che si
aborrisce. Lo si fa restando e combattendo con le proprie armi.
Parliamo di jazz? E allora parliamo
anche della sua storia di libertà e di emancipazione. Lavoriamo su
quello che finora è stato fatto evidentemente in maniera non
sufficiente: facciamo cultura non tenendola soltanto nei posti deputati,
ma diffondendola dappertutto, anche e soprattutto dove inizialmente può
essere vista come una fastidiosa orticaria. Anche tra i più deboli e
gli ultimi, gratuitamente, per far loro percepire che povertà non è
necessariamente sinonimo di emarginazione sociale.
Non rendiamo più facile a Fontanini,
andandocene, il compito di compilare le liste di proscrizione che,
anzi, se saranno davvero compilate si rivolteranno potentemente contro
di lui.
La nostra politica deve essere
impastata di cultura, deve essere essa stessa cultura. E sono convinto
che sia stata proprio la mancanza di una cultura non autoreferenziale,
non sdegnosa e aperta davvero a tutti, la causa che ha innescato la
crisi che ha sminuzzato il PD e che ha continuato e continua a
travolgere la sinistra in genere.
Gramsci di cui domani, venerdì, alle
18, presenterò una nuova biografia di Angelo D’Orsi, alla Feltrinelli
di Udine, per combattere il fascismo non se n’è andato dall’Italia, se
non in fase di crescita e poi è tornato, ben sapendo quali rischi
avrebbe corso e ha trasformato la sua lunga carcerazione nella
distillazione di pensieri che poi si sono rivelati mortalmente venefici
per quel fascismo che oggi è tornato ad alzare il capo soltanto perché
noi non siamo stati evidentemente capaci di indurre sentimenti di sdegno
e ripulsa in coloro che poi si sono lasciati affascinare da schifose
smanie di suprematismo, di esclusione, di rapporti di forza e non di
giustizia.
Per combattere questa situazione non si può lasciare campo libero a chi vorrebbe farlo diventare un campo obbligato.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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