giovedì 17 maggio 2018

Comprendere non è condividere

Non posso dire di non comprendere Giancarlo Velliscig quando dà sfogo al suo scoramento per l’elezione di Fontanini dicendo che quella di quest’anno sarà l’ultima edizione di Udin&jazz che si svolgerà nel capoluogo friulano perché il jazz è di sua natura antifascista visto che, infatti, «è stata una musica fortemente osteggiata dai regimi dittatoriali e autoritari di tutto il mondo».
 
Posso comprendere, dicevo, visto che sono tantissimi – e tra questi anch’io – coloro che stanno vivendo come un incubo la probabilità che nella giunta comunale udinese siano inseriti un paio di nostalgici fascisti dichiarati. Ma comprendere non è condividere.

Tanti hanno sentito che Fontanini starebbe compilando una lista di proscrizione di manifestazioni culturali sgradite; e lui stesso ha affermato, senza poi mai smentire, che vicino/lontano dovrà cambiare, o sparire.

Poi, se vogliamo andare più a fondo, pensiamo soltanto a cosa succederà il prossimo 25 aprile: parlerà lui che ha sempre disertato la cerimonia perché disse – forse per motivi di sue opportunità politiche, ma le parole sono pietre – che vedeva la Resistenza soltanto come una parte di una guerra civile, praticamente senza maggiori meriti dell’altra, perché di tutti i morti – indifferente se vittime o carnefici – bisogna avere la medesima pietà? O magari designerà a farlo il futuribile assessore Salmè?.

Cosa dovrebbe fare l’Anpi? Andarsene da Udine? Disertare la manifestazione in piazza? Contestare sonoramente il sindaco? Oppure, ancora, creare una manifestazione alternativa?

L’unica ipotesi impossibile è proprio la prima perché non è andandosene che si combatte un’idea che si aborrisce. Lo si fa restando e combattendo con le proprie armi.

Parliamo di jazz? E allora parliamo anche della sua storia di libertà e di emancipazione. Lavoriamo su quello che finora è stato fatto evidentemente in maniera non sufficiente: facciamo cultura non tenendola soltanto nei posti deputati, ma diffondendola dappertutto, anche e soprattutto dove inizialmente può essere vista come una fastidiosa orticaria. Anche tra i più deboli e gli ultimi, gratuitamente, per far loro percepire che povertà non è necessariamente sinonimo di emarginazione sociale.

Non rendiamo più facile a Fontanini, andandocene, il compito di compilare le liste di proscrizione che, anzi, se saranno davvero compilate si rivolteranno potentemente contro di lui.

La nostra politica deve essere impastata di cultura, deve essere essa stessa cultura. E sono convinto che sia stata proprio la mancanza di una cultura non autoreferenziale, non sdegnosa e aperta davvero a tutti, la causa che ha innescato la crisi che ha sminuzzato il PD e che ha continuato e continua a travolgere la sinistra in genere.

Gramsci di cui domani, venerdì, alle 18, presenterò una nuova biografia di Angelo D’Orsi, alla Feltrinelli di Udine, per combattere il fascismo non se n’è andato dall’Italia, se non in fase di crescita e poi è tornato, ben sapendo quali rischi avrebbe corso e ha trasformato la sua lunga carcerazione nella distillazione di pensieri che poi si sono rivelati mortalmente venefici per quel fascismo che oggi è tornato ad alzare il capo soltanto perché noi non siamo stati evidentemente capaci di indurre sentimenti di sdegno e ripulsa in coloro che poi si sono lasciati affascinare da schifose smanie di suprematismo, di esclusione, di rapporti di forza e non di giustizia.

Per combattere questa situazione non si può lasciare campo libero a chi vorrebbe farlo diventare un campo obbligato.

Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/

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