mercoledì 17 gennaio 2018

False consolazioni e sondaggi

La frase dal sen fuggita ad Attilio Fontana, candidato governatore leghista – e di tutto il centrodestra – al governatorato della Lombardia («L’Italia non può accogliere tutti i migranti, dobbiamo decidere se la nostra razza bianca debba continuare a esistere») a prima vista può apparire di grande consolazione. Davanti a un’affermazione simile, infatti, ci si sente davvero sollevati: è talmente becera, stupida e razzista che automaticamente si è portati a ritenere noi stessi raffinati, intelligenti e di grande apertura mentale.

Superata questa prima reazione autoconsolatoria, non possiamo non chiederci quanta responsabilità, invece, ricada su di noi riguardo al fatto che qualcuno possa impunemente dire in pubblico cose talmente schifose, pensando di trarne vantaggio e, contemporaneamente, addirittura pretendendo di diventare la guida politica e amministrativa di una regione importante come la Lombardia. E, tutto sommato, con buone speranze di farcela; e non perché Liberi e Uguali non appoggia Giorgio Gori, ma in quanto il partito di Gori ha fatto tutto il possibile – e ancora di più – per far schifare gli elettori di sinistra, quelli che costituivano il suo bacino naturale di voti, tanto da non farli più avvicinare alle urne.

È vero: possiamo tranquillamente dire che di cose in comune con Fontana e Salvini non ne abbiamo neppure una, ma se scaviamo un po’ più a fondo inevitabilmente finiamo per renderci conto che abbiamo un bel po’ di responsabilità perché se avessimo reagito al momento giusto, se non avessimo lasciato sdoganare sorridendo con aria di superiorità parole come “razza”, “fascismo”, “extracomunitari”, e l’elenco potrebbe proseguire a lungo, se non fossimo stati quasi zitti davanti a chi voleva mettere sullo stesso piano quelli che hanno liberato l’Italia dai nazisti e dai fascisti e coloro che erano d’accordo con chi ha promulgato le leggi razziali, oggi non saremmo qua a vedere, quasi increduli, che stiamo rischiando di tornare ad abissi politici e sociali che in troppi hanno pensato che non potessero più tornare.

Se oggi mi chiedessero di indicare il punto in cui la perdita di qualità politica generale di questo nostro Paese ha cessato di avere la pendenza di un tranquillo piano inclinato per assumere la ripidità di un rovinoso burrone, avrei pochi dubbi nell’individuare il punto di rottura della discesa nel momento in cui hanno fatto irruzione nella mente dei capi dei vari partiti i sondaggi, con l’arrivo dei quali chi fa politica ha smesso assolutamente di ragionare su quello che sarebbe giusto fare e ha cominciato considerare che bisogna soltanto promettere che si farà quello che teoricamente, secondo i sondaggi, la maggioranza della gente vorrebbe.

Da quel momento in poi buona parte degli eletti, pur di assicurarsi una futura rielezione, ha rinunciato completamente a pensare, a ragionare, a sognare, mentre la maggior parte degli elettori si è resa conto che, se riusciva a costituire una massa critica, poteva fare pressioni determinanti sui propri rappresentanti e ha cominciato a credere che davvero i propri interessi individuali fossero più importanti degli interessi collettivi.

Pensiamo soltanto a questo terribile rigurgito di razzismo che è evidentemente legato a doppio filo con il fenomeno della fuga di poveri disgraziati che scappano da guerre, dittature, fame, sete, malattie e che danno vita a quella migrazione contro cui Salvini e i suoi complici si scagliano in ogni occasione possibile. E chiediamoci cosa abbiamo fatto davvero per opporci alla loro propaganda xenofoba, aliofoba e razzista; cosa abbiamo fatto per controbattere le loro frasi grondanti odio e fatte passare per asettiche espressioni razionali; come ci siamo comportati quando ci sono stati angherie, cortei e manifestazioni contro quei poveri cristi che rischiano la vita propria e quella dei propri cari pur di sfuggire a un destino che è già troppo simile alla morte.

E chiediamoci anche cosa ha fatto il cosiddetto centrosinistra per opporsi a livello politico a questa deriva. È stato giusto lasciar confondere lo ius soli con l’immigrazione attuale e poi lasciar cadere una legge sacrosanta, perché semplicemente umana, in quanto si temeva di non avere i numeri in vista delle imminenti elezioni? È stato giusto che lo stesso PD mettesse da parte la sindaca di Lampedusa che aveva reso l’isola degna di diventare candidata al Nobel per la pace, per dare spazio a un altro proprio candidato che ha dichiarato di voler rendere molto più difficile l’approdo sull’isola?

E poi: è stato giusto cambiare politica sull’accoglienza e poi anche vantarsene perché gli arrivi sono diminuiti mentre aumentavano i morti in mare, anche d’inverno, e mentre si affollavano all’inverosimile quegli inferni in terra che vengono blandamente chiamati “carceri libiche”? Sentiamo quello che Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Catanzaro e nemico giurato della ‘ndrangheta, ha detto riferendosi al ministro degli Interni, Marco Minniti, in un’intervista a “Faccia a Faccia”, la trasmissione de La7 condotta da Giovanni Minoli: «Lo stop agli sbarchi – afferma – non è degno di un Paese occidentale». E spiega: «Non mi è piaciuta la strategia di Minniti sull’immigrazione: non è da Stato occidentale costruire gabbie in Libia. Con un terzo della spesa si potrebbero mandare in Centro Africa i nostri servizi segreti per fermare i viaggi e costruire strade e aziende. Mentre parliamo ci sono donne violentate e bambini picchiati. Non sto tranquillo solo perché in Italia ci sono duemila arrivi in meno».

Tutto questo per dire che, risalendo dalla base al vertice, Minniti, Gentiloni e Renzi, sono in realtà dei razzisti? Neppure per sogno. Ma sono estremamente attenti ai sondaggi e se questi sondaggi – sull’attendibilità dei quali, tra l’altro, viste le disparità tra i vari risultati proposti, si può ben dubitare – dicono che una parte degli italiani (neppure la maggioranza, ma soltanto una parte) perde i suoi punti etici di riferimento e si incammina sulla china dell’inciviltà, allora ritengono che un voto in più valga una perdita di decenza.

E poi si chiedono come mai non si possa camminare insieme; senza rendersi conto che ci sono ancora molti che non accettano di dirigersi verso un baratro in cui non mancano tanto i voti, quanto la dignità e la speranza.

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