lunedì 16 ottobre 2017

L’arroganza della paura

«La democrazia non ha mai affidato i poteri al popolo sovrano e quindi la sovranità è affidata a pochi che operano e decidono nell’interesse dei molti. È sempre stato così nella storia che conosciamo». Al di là del rispetto che non si può non dovere alla persona che esprime queste idee, non altrettanto si può dire di una condivisione con le idee espresse da quella persona.

Alcuni appunti soltanto. Il primo sottolinea come sia proprio la storia a ricordarci che, quando il rapporto tra elettori ed eletti si interrompe, questo è successo perché – è sempre lo stesso Scalfari a sottolinearlo – il «capo aveva una qualità leaderistica molto forte e, in quanto tale, anche alquanto pericolosa per la democrazia»; oppure in quanto la democrazia è stata storpiata, se non uccisa, da una legge elettorale sbagliata, o addirittura palesemente diretta verso quello scopo.

Il secondo appunto ci fa chiedere se davvero «operano e decidono nell’interesse dei molti» coloro che hanno ideato e approvato leggi come il Jobs act, la Buona scuola, il Salvabanche, l’attuale riforma sanitaria e hanno tentato di sovvertire la nostra Costituzione. Per quanto mi riguarda, la risposta è irrevocabilmente negativa.

Il terzo chiama in causa le modalità imposte alla Camera per far approvare la nuova legge elettorale, che non può non ricordare che questo sicuramente non è il primo episodio in cui Renzi pretende di sottomettere il potere legislativo a quello esecutivo, ma che mette anche in rilievo il fatto che l’attuale segretario del PD sta agendo sotto lo stimolo della paura, sia quando sceglie la strada del voto di fiducia, pur potendo contare, sulla carta, su una maggioranza schiacciante dei deputati, sia nel momento in cui spiega ai possibili alleati che di primarie di coalizione non se ne parlerà perché lo statuto del PD prevede che il segretario del partito sia anche il candidato premier. Come se chi del PD non è dovesse comunque accettare le regole di quel partito. Eppure in primarie di coalizione i voti dei dem dovrebbero essere largamente di più di quelli degli alleati.

A meno che non si tema che, nel segreto dell’urna, questo segretario non piaccia più proprio tanto ai teoricamente suoi.

Ma il timore di non farcela fa perdere anche il senso dell’opportunità tanto che, pur davanti alla necessità di impostare un’alleanza, scompare ogni apertura, ogni promessa di collegialità; e, infatti, addirittura il morbido e duttilissimo Pisapia esplode : «Ci vuole maggiordomi, ascari; gioca a fare Biancaneve e i sette nani».

A fare ulteriore luce su questo labirinto in cui si è cacciato il PD è arrivata la cosiddetta festa per il decennale di quel partito in cui uno dei pochi fondatori intervenuti, Walter Veltroni, si è sentito in dovere di puntualizzare: «Non abbiate paura della parola “sinistra”, non cercate l’indistinto, non camuffatela. Non è solo una collocazione parlamentare. La sinistra è un’idea del mondo, delle relazioni tra le persone, della giustizia. E ricordate che il PD è nato per unire e non per dividere». Un esplicito richiamo agli iscritti a un partito di centrosinistra a tornare a essere di centrosinistra.

E Renzi, evidentemente distratto mentre Veltroni parlava, ha subito puntualizzato con un’arroganza che ancora una volta ha superato la paura: «Chi se ne è andato via ha tradito il popolo». Non soltanto lui: addirittura il popolo. 

Probabilmente non sarò da considerare parte di quel popolo cui lui si riferisce, ma io, che ho votato per il programma presentato da Bersani, mi sento invece tradito proprio da Renzi che ha usato anche il mio voto per fare cose che hanno rallegrato il centrodestra, ma che non avrei mai voluto veder fare con il mio voto. E sono certo di non essere il solo a pensarla così.

Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/

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