lunedì 14 novembre 2016

La scelta dei tempi

Evidentemente abbiamo qualche problema serio nella coniugazione dei verbi; non tanto nella scelta dei modi, quanto in quella dei tempi.

Per esempio, talvolta usiamo il presente mentre dovremmo adoperare il passato. Ultimamente, infatti, abbiamo più volte sentito ripetere «La sinistra perde…» aggiungendo, poi, a seconda del caso, «… le amministrative», o «… in Francia», o, proprio in questi giorni, «… contro Trump». Ma, ammesso che la si possa chiamare sinistra, invece del presente, avremmo dovuto usare il passato – prossimo o remoto, a seconda dei gusti – perché la sinistra è davvero da tanto tempo che ha perso; e non soltanto alcune elezioni, ma soprattutto, nell’ansia di vittoria, la sua anima.

In altri casi, invece, dovremmo usare il presente e non il futuro. Dire, per esempio, «Se dovesse essere approvata la riforma costituzionale si rischierà un deriva antidemocratica» è sbagliato perché la deriva antidemocratica la stiamo già vivendo ora, anche se bisogna sottolineare che le sue radici affondano indietro nel tempo; almeno fin da quando si è consentito il passaggio e l’uso di leggi elettorali anticostituzionali.
 

È difficile, infatti, definire in altro modo quanto è successo con i quattro milioni di lettere spedite, a firma di Matteo Renzi, agli italiani all’estero per propagandare il sì al referendum costituzionale.

Mettiamo subito in chiaro che sicuramente nessuna legge sarà stata infranta, ma il messaggio di etica politica e di educazione democratica che ne esce è davvero devastante.

Cominciamo da un semplice calcolo matematico per capire quanto possa essere venuta a costare una simile spedizione. Dal sito di Poste italiane si evince che per spedire all’estero una missiva leggera (al di sotto dei 20 grammi) si deve spendere un euro per indirizzarla in Europa e nell’Africa che si affaccia sul Mediterraneo, che servono 2 euro e 20 centesimi per il resto dell’Africa, le Americhe e l’Asia, e che si arriva a 2 euro e 90 centesimi per l’Oceania. Facciamo, a essere molto buoni, una media di un euro e 50 centesimo a missiva e questo comporterebbe una spesa di 6 milioni di euro. Ma siamo ancora più buoni e diciamo anche che, vista la grande quantità di lavoro, Renzi possa avere ottenuto un forte sconto sulla cifra totale, magari rivolgendosi a qualche azienda di posta privata. Diciamo che si possa arrivare al 50 per cento di sconto? Resterebbero sempre 3 milioni di euro. Calate ancora un po’, ma più di tanto non si potrebbe davvero.

Una cifra davvero consistente che, ovviamente, non può essere uscita dalle casse dello Stato perché si tratterebbe di peculato, ma che deve essere uscita da quelle del PD, pur se, probabilmente, a nome di “Bastaunsì”, e magari sotto forma di sostanziose donazioni da parte di abbienti sostenitori di cui nulla per il momento si sa. E saremmo anche curiosi di sapere se la spesa sia stata decisa, o meno, da una direzione del partito e se la minoranza ne fosse stata al corrente.

Ma il vero problema, che getta una luce un po’ inquietante sul modo di pensare e di agire di colui che si è intestato fin da subito la proposta di riforma costituzionale, è la sua continua commistione di azioni, il suo ininterrotto approfittare del suo ruolo pubblico in ogni circostanza per fare propaganda politica spingendo verso un risultato che egli considera determinante per il proprio futuro. Nel suo sfrenato attivismo, dall’assemblea nazionale sul Mezzogiorno alle inaugurazioni di qualsiasi tipo di opera pubblica o privata, anche piccolissima, ogni occasione è buona per presentarsi con la giacca del presidente del Consiglio e approfittare della sua carica per fare una dose di propaganda che poi, inevitabilmente visto che di presidente del Consiglio si tratta, finirà sulle televisioni; nazionali, o locali, a seconda dei casi.

Ma per quanto riguarda la lettera agli italiani all’estero, la situazione è decisamente più grave e fa capire lo spirito di quella riforma che speriamo non diventi mai la nostra Costituzione: in questa lettera Renzi, sia dal punto di vista economico, sia politico, fa propaganda come segretario del PD, ma usa il piglio, la teorica autorevolezza e le parole del presidente del Consiglio.

Rispetto per la costituzionale separazione dei poteri fissata da Montesquieu proprio per evitare pericolose concentrazioni? Qui non c’è più nemmeno la separazione delle cariche.

Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/

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