sabato 1 ottobre 2016

La contradizion che nol consente

Credo sia stato davvero molto utile il dibattito tra il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il fondatore del Comitato per il No, Gustavo Zagrebelsky, condotto su LA7 da “miperdonipresidente”, appunto, Mentana che alla fine si è assunto ipocritamente perché tardivamente tutte le responsabilità per le disparità di trattamento e di tempo usate nei confronti dei due antagonisti. Molto utile per una lunga serie di motivi su alcuni dei quali mi sembra doveroso soffermarmi subito.
Il primo riguarda il fatto che tra i due – e quindi tra i sostenitori del No e quelli del Sì – ancor prima dello scontro istituzionale e politico, divampa, sotterraneo ma non troppo, un vero scontro antropologico. Da una parte un signore anziano pacato che tenta di spiegare le cose ed esporre ragionamenti; dall’altra un giovane politico che non ascolta neppure l’avversario, se non per segnare i punti sui quali ritiene più facile rispondere e per ignorare gli altri. Da una parte una persona ossequiente alla propria educazione, che frigge davanti al comportamento altrui, ma si sente in dovere di stare zitto, in attesa del proprio turno; dall’altra un personaggio che non lascia quasi mai finire un ragionamento, o una domanda, e interrompe ad alta voce, quasi sempre con espressioni che nulla c’entrano con quello che l’antagonista sta dicendo. Da una parte uno studioso che conosce bene, per averle sempre praticate, le regole del dialogo, o del dibattito, comunque del confronto tra opinioni diverse, e che ritiene doveroso adeguarvisi in ogni caso; dall’altra un politico di grande potere che è abituato ai soliloqui e ai cenni di deferenza e che, quindi, non conosce, o forse non accetta, le regole che sono alla base delle più elementari democrazie e che, anzi, ritiene praticamente offensivo che qualcuno non sia d’accordo con lui.

Il secondo attiene alla differenza tra apparenza e sostanza e al fatto che molti sono convinti che la prima sia decisamente più funzionale della seconda a raccattare voti tra i distratti. Altrimenti non si spiegherebbe la compostezza del professore (che al massimo si è limitato a chiudere gli occhi) di fronte allo studiato e ricchissimo repertorio di smorfie, strabuzzamenti di occhi, increspature di labbra, gesti di impazienza studiati attentamente ed effettuati con tutta la parte del corpo inquadrata dalle telecamere. Due sole eccezioni all'autocontrollo. Per Zagrebelski lo scatto «Non mi continui a dire “Con tutto il rispetto"…», sottintendendo “quando il rispetto non c’è”. Per Renzi un’occhiata di pura cattiveria e veleno in una delle volte in cui il costituzionalista è andato a toccare punti di difficile risposta per il politico mentre Renzi era convinto di non essere inquadrato dalla telecamera.

Il terzo concerne lo spirito con cui i due si sono approcciati al dibattito. Zagrebelsky con un suo libro con il testo costituzionale e convinto di dover parlare soltanto di Costituzione. Renzi, evidentemente preoccupato dello scontro, con un pur smilzo dossier preparatogli dal suo staff per tentare di mettere in cattiva luce Zagrebelski e con la decisione continua di spostare l’attenzione dalla Costituzione ad altri aspetti della politica.

Come ultimo punto, ma forse più importante, è apparso chiaro come Renzi e i suoi abbiano intenzione di tentare di approfittare delle domande del quesito referendario che evidentemente – bisogna dare loro atto di grande premeditazione – avevano ben presenti fin da tanti mesi fa. Vi ripropongo il testo completo: «Approvate il testo della legge costituzionale concernente “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?».

Ebbene, per Renzi le risposte a tutte le cinque articolazioni dell’unico quesito devono essere risolte con un sì perché un no, giusto per dare un solo esempio, vorrebbe dire – secondo lui, o meglio secondo la sua propaganda perché la sua mente non può essere così rozza, anche se ritiene rozza quella degli altri – che si è semplicemente contrari alla riduzione dei parlamentari. E Zagrebelsky, con la palla al piede della sua educazione, non riusciva, tra gli ululati del presidente del Consiglio pro tempore, a far sentire che la riduzione dei parlamentari si può ottenere in tanti altri modi diversi e anche più efficaci, sia per la funzionalità democratica, sia per raggiungere e superare quei risparmi economici che Renzi continua a sbandierare come fossero la cosa più importante anche mentre la democrazia stessa viene messa in pericolo.

E a questo proposito, merita rilevare che davanti al «rischio di una svolta oligarchica» sollevata da Zagrebelsky pensando al combinato disposto tra riforma costituzionale e legge elettorale, Renzi ha fatto la faccia risentita e ha ribattuto dicendo che questa è «un’offesa agli italiani». Allora, visto che il presidente del Consiglio è stato il primo sostenitore di quell’Italicum che può mettere in pericolo la democrazia italiana e che ora afferma che dovrà cambiarlo, ma con una legge che mantenga il concetto che «la sera del voto bisognerà sapere chi ha vinto» e che continuerà a fare quello che vuole per cinque anni, l’incoerenza appare davvero chiara. E viene naturale scomodare Dante che nel XXVII Canto dell’Inferno, quello di Guido da Montefeltro, scrive: «Ch’assolver non si può chi non si pente, / né pentere e volere insieme puossi / per la contradizion che nol consente».

Renzi è la stessa persona che continua a cercar di convincere quelli che ha già perso e quelli che sta perdendo continuando a dire «Io sono di sinistra» e subito dopo aggiungendo «Bisogna fare le cose in modo da ottenere i voti a destra». Votare a favore delle tesi di una contraddizione vivente davvero non credo possa essere accettabile.


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