mercoledì 7 settembre 2016

Il concetto di eguaglianza

Non fossimo umani e, quindi, soggetti a continue delusioni, ma anche decisi a rialzare la testa al più presto, ci sarebbe da disperarsi perché ancora una volta è stata confermata una triste disillusione legata a una delle più potenti e affascinanti illusioni: quella dell’eguaglianza. Perché ancora una volta si è dovuto toccare con mano che, mentre parlando di eguaglianza si pensa romanticamente a un livellamento al piano più alto raggiunto da una parte dell’umanità, nella realtà troppo spesso si finisce per sentir dire «Allora sono tutti uguali», quando qualcuno in cui taluni avevano riposto una certa fiducia finisce per sprofondare ai piani più bassi e più deprecati della società.

Mi riferisco – è evidente – al caso della vicenda del Comune di Roma e dei grillini che avrebbero dovuto – a loro dire – non soltanto farlo riemergere da putride paludi di malaffare, ma anche e soprattutto far vedere com’è che si può amministrare e governare bene e in maniera trasparente. Lo dico perché un loro successo in questa seconda parte del loro programma avrebbe potuto ridare fiducia nella politica a una consistente parte dei cittadini che l’hanno persa da tempo. E questo sarebbe stato un bene non soltanto per loro, ma per l’intera democrazia che non può non essere fondata sulla partecipazione, se non vuole diventare oligarchia, aristocrazia, tecnocrazia, o altre cose che con la democrazia c’entrano ben poco.

Il fallimento etico di almeno una parte del movimento è purtroppo indiscutibile. Non solo e non tanto nel motore di tutto questo guazzabuglio di interessi pubblici e privati, di intromissioni e pressioni economiche e politiche, di ambizioni e cedimenti; un motore che evidentemente ha trovato carburante nel comportamento della sindaca Raggi. L’evidenza dello sprofondamento appare ancor più drammaticamente, invece, nel post–pateracchio, nelle bugie e nelle mezze verità, nei silenzi e nelle scuse difficilmente credibili perché praticamente non plausibili.

Pensate all’assessora Muraro che diceva di non sapere di aver ricevuto un avviso di garanzia, pur avendone dato notizia alla sindaca Raggi verso fine luglio. E pensate ala stessa Raggi che prima diceva di non saperne niente e che poi, messa alle strette dalla Commissione parlamentare Ecomafie, ha dovuto ammettere di sapere, ma, utilizzando molti più numeri di articoli e commi che parole comprensibili da tutti, ha cercato di sostenere che i dati erano troppo vaghi per parlarne: pur se evidentemente erano abbastanza circostanziati per indurla a segnalare la cosa al direttorio dei 5 stelle.

E mentre Grillo, per una volta, non sa cosa dire (o, se lo sa, preferisce non dirlo), cosa fa Di Maio, l’uomo su cui il movimento punterebbe per salire a Palazzo Chigi? Prima dice di non sapere nulla e poi, messo con le spalle al muro perché i documenti con cui veniva avvertito esistono e sono stati resi pubblici, se ne esce con un incredibile «Scusate, ho letto quella mail; ma ho capito male». Lasciandoci il dubbio se è un bugiardo, o se è incapace di capire che lui stesso stava domandando a Fabio Massimo Castaldo e a Paola Taverna precisazioni sulla Muraro e sulla sua posizione di fronte alla giustizia.

Il tutto fa tanta tristezza perché molti – non noi – si erano illusi di avere trovato finalmente qualcosa di nuovo, magari ancora affetto da inesperienza, ma ancora pulito. E ora, se non autori di un atto di fede, con il ragionamento devono ricredersi. Ma fa tristezza anche a chi non ha votato 5 Stelle e non si era illuso perché è stato nuovamente riportato davanti alla triste condizione di chi ha già visto tante di queste storie e le ha odiate a tal punto da disperare di trovare una politica degna di tal nome e da far allontanare dalle urne.

Ma superato il momento di scoramento, pensateci un po’: la parola eguaglianza non va usata soltanto per dire «Sono tutti uguali» con tono sconsolato. La parola eguaglianza è stata usata anche spesso per illustrare sinteticamente quei progressi sociali che ormai noi quasi non avvertiamo perché ci siamo abituati a loro, ma che appaiono nettamente se lanciamo il nostro sguardo indietro anche soltanto di qualche decennio. È una parola che parla di difficoltà, fatiche e sacrifici anche estremi, eppure continua ad avere tutto il suo fascino utopico che non può essere nemmeno scalfito dai tanti millantatori che hanno animato il nostro passato, che continuano ad popolare il nostro presente e che dovremmo far di tutto perché non possano riempire anche il nostro futuro.

Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/

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