sabato 3 settembre 2016

I dubbi e le certezze

Anch’io, come le stragrande maggioranza delle persone, vivo di incertezze. Talvolta, addirittura, può venirmi il dubbio di sbagliare nel giudizio negativo che ho nei confronti di Renzi. Poi, fortunatamente, lui rimette subito le cose a posto.

Mercoledì, nell’e–news che Renzi manda a tutti i simpatizzanti e che, per ragioni misteriose, arriva anche a me, il capo del governo pro tempore, nel confutare il fatto che «qualcuno è riuscito a insinuare e far circolare l'idea che mentre mi stavo facendo il segno della croce ai funerali di Amatrice in realtà stessi scrivendo al telefono», spiega, con un ammirevole salto acrobatico logico che « dire la verità in modo semplice e chiaro, offrire numeri e cifre è possibile. Poi ognuno si fa una propria opinione. Ma i numeri sono chiari. Le cifre non mentono». Come non essere d’accordo che i numeri sono dati di fatto? Ieri, però, l’Istat ha confermato che il Pil italiano è a crescita zero e Renzi, con il suo solito sorriso confidenziale, ha rilevato che però «la crescita c’è», perché – ribadiscono Renzi e Padoan – a causa degli arrotondamenti le previsioni annue salgono da un più 0,6 per cento a un più 0,7.

Francamente mi interessa poco discutere sulla possibile variazione di un decimo di punto percentuale sulle possibili variazioni del Pil. Mi interesserebbe molto di più sentir parlare del benessere – non soltanto economico – dei cittadini di cui la politica dovrebbe occuparsi a ogni livello. Ma di questo non si parla praticamente mai perché è difficile fare spot ottimistici se i contenuti di quegli spot sono immediatamente percepibili come artefatti, se non addirittura falsi.

Anche questa volta Renzi, come sempre, si è preoccupato di far sapere quanto è bravo in campi diversi da quello di cui ci si occupa in quel momento e sul quale avrebbe poco di positivo da dire, mentre, così facendo, può fare propaganda fidando sul fatto che chi lo ascolta è distratto su quello di cui sta parlando lui.

Ma gli esempi non si fermano a lui. Il ministro Lorenzin sostiene la necessità dell’incremento di natalità come se si trattasse soltanto di cambiare il programma di una serata, altrimenti dedicata a una cena o a un film, e tutta la questione non fosse legata, invece, alla mancanza di possibilità economiche di mettere in piedi una famiglia alla stessa età in cui ci si riusciva un paio di decenni fa.

I grillini, davanti al caos della giunta Raggi e all’apparire delle profonde crepe che stanno intaccando l’apparente monolito del Movimento Cinque Stelle, copia immediatamente la frase di Di Maio che, senza eccessiva fantasia, copia a sua volta una frase che era già vecchia ai tempi della cosiddetta Prima Repubblica, quando, a turno, tutti accusavano i cosiddetti “poteri forti” che sicuramente esistono, ma che, tra l’altro, dovrebbero avere ben solidi agganci anche all’interno del movimento se sono riusciti, senza apparenti spinte esterne, a far dimettere cinque personaggi di primo piano dell'organigramma romano in meno di 24 ore, e a far sparare l’uno contro l’altro molti esponenti dell’universo grillino.

In tante città si è convinti che per far rivivere i centri storici basti organizzare alcune volte l’anno delle manifestazioni che facciano arrivare decine di migliaia di “consumatori” – cosa ben diversa da “cittadini” – da fuori. E non ci si rende conto che per far rivivere una città, invece, bisognerebbe rendere più appetibile la vita in quei centri dove, invece, le banche hanno preso il posto dei negozi e dove è quasi impossibile comperare – se dovesse servire – un qualunque elettrodomestico per sostituire quello che si è appena guastato.

Ma vi è mai venuto il dubbio che nella scelta dei politici e degli amministratori si dovrebbero privilegiare le persone che abbiano un minimo di preparazione, ma soprattutto la capacità di lanciare il proprio sguardo progettuale oltre la distanza di qualche mese, o addirittura anche al di là del prossimo appuntamento elettorale?

Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/

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