mercoledì 1 giugno 2016

Che pochi quelli che tifano Renzi!

Anche oggi sono stato martellato dalle comunicazioni di Renzi. Ormai succede ogni giorno e sarebbe il caso di ricordare a chi di dovere che esiste quella cosa chiamata par condicio che, se vale per le elezioni, a maggior ragione dovrebbe valere per appuntamenti importanti come un referendum costituzionale.
L'ex concorrente alla Ruota della fortuna ha cominciato con una lunghissima mail nella quale il presidente pro tempore del Consiglio decanta a lungo tutte le cose bellissime che ha fatto, o, meglio, che ha promesso di fare. Confesso che la cosa mi ha rasserenato perché mi stavo domandando come mai, nella sua puntigliosa corsa a copiare Berlusconi, Renzi non avesse ancora realizzato un libretto sullo stile del famigerato “Una storia italiana” regalato dall’allora ancora cavaliere a tutte le famiglie italiane per far vedere quanto bravo era. Grazie ai nuovi mezzi di comunicazione e a causa di una disponibilità di denaro sicuramente inferiore Renzi ha scelto lo strumento informatico. Ma non preoccupatevi: il tono agiografico e autolaudativo è assolutamente identico, come siamo sicuri che sarà anche assolutamente identica anche l’occupazione sproporzionata e spropositata degli spazi televisivi Rai e di quelli istituzionali.

Seconda razione di Renzi, invece, via Facebook dove, riferendosi al referendum di ottobre, scrive: «Oggi oltre duecento donne e uomini di scienza e ricerca hanno firmato un appello per il sì alla riforma costituzionale, sfida decisiva per la stabilità istituzionale del nostro Paese». E continua: «Ieri anche una delle più grandi realtà associative del Paese, la Coldiretti, ha ufficializzato il proprio sì. E nei giorni scorsi duecento professori di diritto hanno spiegato nel merito le ragioni costituzionali di questa scelta. Si rassegni chi si ostina a parlare di battaglia personale: una parte importante del Paese si sta schierando – al di là di ogni colore politico – perché l’Italia diventi più semplice».

Su questo testo merita fermarsi un po’ di più. Oltre duecento donne e uomini di scienza e ricerca? Perbacco: forse sbagliavamo quando eravamo convinti che le donne e gli uomini di scienza e ricerca fossero svariate migliaia? Oppure, pur con i suoi mezzi di pressione, il presidente pro tempore del Consiglio è riuscito a convincere a firmare soltanto pochi?

Altrettanti sarebbero i professori di diritto? Qui, al di là delle medesime considerazioni di cui sopra, vorrei ricordare che contro si sono schierati fin da subito oltre sessanta costituzionalisti di primaria importanza e addirittura tredici presidenti emeriti della Corte Costituzionale. Inoltre, se Renzi ha davvero tanti esperti bravi nel difendere le tesi del capo, cerchi di mandare in giro per le televisioni e per le manifestazioni organizzate dal PD almeno qualcuno che sia in grado di entrare nel merito senza balbettare e senza nemmeno sapere di cosa si sta parlando.

Poi, se la Coldiretti è beatificata perché ha ufficializzato il proprio sì come realtà associativa, perché altre realtà associative come l’ANPI, la FIOM, l’ARCI e altre vengono demonizzate dallo stesso Renzi e dai suoi che affermano che non devono permettersi di influenzare i propri iscritti?

Ultima cosa, almeno per il momento. Renzi parla di un’Italia più semplice e questa frase punta a solleticare tutti coloro che si trovano quotidianamente davanti a una burocrazia straripante, ma la realtà è ben diversa. Con la riforma costituzionale Renzi non punta a semplificare la vita degli italiani, ma soltanto a semplificare il suo lavoro, togliendo di mezzo il maggior numero possibile di controlli al suo operato. Quando ho letto il titolo di un dibattito “Democrazia semplificata o deriva autoritaria”, ho pensato che era sbagliato, ma che per correggerlo bastava sostituire la “o” con una “è” accentata: “Democrazia semplificata è deriva autoritaria”.


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