sabato 30 aprile 2016

La presa in giro

Che la sinistra PD prenda in giro noi elettori che ancora faticosamente crediamo nella sinistra e nel centrosinistra è cosa risaputa, ma che continuino a prendere in giro anche se stessi, e in maniera sempre più feroce, continua in qualche modo a riuscire a sorprenderci. Il plurinquisito Denis Verdini, attuale capofila di Ala e recente consigliere privilegiato di Berlusconi, incontra i capogruppo del PD Ettore Rosato, per la Camera, Luigi Zanda, per il Senato, e il vicesegretario Lorenzo Guerini. Manca – è vero – il segretario Matteo Renzi, ma, visto il grado di cupidigia di servilismo dei tre, è come se fosse presente. È, in pratica, la ratifica formale di un dato di fatto già avvenuto nelle aule parlamentari e soprattutto in Senato dove Renzi, senza l’appoggio di Verdini, non avrebbe passato un paio di voti di fiducia.

E davanti a tutto questo, Speranza e compagni (scusate se li chiamo così, ma la parola non sembra avere più alcun significato politico) cosa trovano da eccepire? Si assicurano che l’incontro non avvenga nella sala Enrico Berlinguer di Montecitorio, quella dove si riuniscono i deputati del PD, ma nell’ufficio di Rosato – che con Berlinguer e con la sinistra non ha mai avuto nulla da spartire – e poi si limitano a ripetere le solite litanie nelle quali dicono di essere in ambasce perché temono che il PD possa non essere più un partito di centrosinistra, ma una specie di Partito della Nazione.

Se qualcuno li conosce di persona e sa come arrivarci velocemente, sarebbe il caso di avvertire Speranza, Bersani, Cuperlo e tutti gli altri che stanno loro più o meno vicini che quello che loro dicono di temere è già da tempo che si è verificato. Inoltre, se davvero tengono alla memoria di Berlinguer in maniera seria e non soltanto con l’attenzione che la sala a lui dedicata non venga “profanata” da Verdini, ma soprattutto dalle commistioni con la destra, non restano loro che due strade: o buttare fuori dal tempio i mercanti che sono guidati da Renzi, o abbandonare il tempio già da tempo e già abbondantemente profanato per andare a costruirne un altro.

Verdini, con un sorriso ancora più smagliante di quello che di solito “indossa”, è entrato da Rosato per chiedere un riconoscimento politico dicendo, con il suo solito buon gusto: «Non siamo mica dei clandestini». Ed è uscito da quell’ufficio sogghignando: «Non siamo in maggioranza; l’opposizione dice che non siamo all’opposizione… Dove siamo, allora? Siamo in Paradiso». Ed è una definizione azzeccatissima, se per Paradiso, si intende quel posto, come diceva Dante, «dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare». Soprattutto se si vuole fare una legge sulla prescrizione che sia più di apparenza che di sostanza perché non tocca l’unico punto seriamente necessario e capace di dissuadere gli avvocati dal ritardare il più possibile qualsiasi procedimento pur di arrivare all’agognata meta della scadenza dei termini di prescrizione, appunto: quello di bloccare la prescrizione con il rinvio a giudizio. E a Verdini tutto questo interessa molto, tanto da dare abbondanti voti in cambio.

E Speranza – per chi crede nella sinistra, sempre più l’unico ossimoro fatto di una parola soltanto – cosa trova da dire? Ineffabile, afferma: «Lo dico a Renzi e alla segreteria: quando Verdini si accosta al PD ne abbiamo un danno elettorale». Danno elettorale? E di scomparsa di valori vogliamo parlarne? Ma davvero Speranza pensa che il PD perda voti a causa di Verdini e non, in prima battuta, proprio a causa dei suoi dirigenti? Si ricorda Speranza che quando c’è stato il crollo di affluenza in Emilia–Romagna Verdini era ancora con Berlusconi?

Vuole Speranza finirla di prendere in giro quelli che avrebbero potuto essere suoi elettori? E vuole finirla di far finta di prendere in giro anche se stesso?


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