domenica 10 gennaio 2016

Ma a chi interessa?

L’anno del referendum non comincia certamente sotto i migliori auspici politici. E, del resto, non c’era nulla che potesse far sperare che le cose andassero in maniera diversa perché, in realtà, agli attuali leader dei partiti italiani l’ultima cosa che davvero può interessare è lo spirito che che dovrebbe animare la democrazia.
Lasciamo pur stare Salvini (e la destra che lo segue in quasi totale e imbarazzato silenzio) che, con la finezza di analisi che lo contraddistingue, continua a cavalcare la paura e l’odio etnico e religioso scagliandosi contro l’abolizione della legge che prevede l’assurdo e giuridicamente inutile reato di clandestinità, e anche plaude al rogo, sul pignarûl epifanico, di un fantoccio vestito da combattente dell’autoproclamato califfato e afferma che chi sostiene che questo gesto non era da fare è complice dei terroristi.

Grillo, dal canto suo – forse inconsapevolmente, o per abitudine – si arrampica sugli specchi di un umorismo che non fa ridere nessuno difendendo la giunta cinquestelle di Quarto Flegreo e sostenendo che il sindaco Rosa Capuozzo non deve dimettersi perché i voti portati al suo schieramento dalla camorra non sono stati determinanti per l'elezione. Come se tutto potesse dipendere soltanto da un calcolo aritmetico. In una specie di riedizione del latino "Pecunia non olet" in "Suffragium non olet": a non puzzare non sono soltanto i soldi ma anche i voti.


L’equilibrista Alfano, con l’ormai tradizionale faccia imperturbabile, afferma che la legge sulla clandestinità (che lui stesso aveva convintamente fatto diventare legge) è sbagliata, ma che ora non la si può toccare perché «La gente non capirebbe».

E Renzi è sulla stessa posizione, ma più esplicitamente sostiene che, cambiando questa legge, il PD finirebbe per perdere voti. Attenzione: dopo aver sostenuto la necessità di cambiarla, non dice di non avere i numeri per far approvare il cambiamento alla Camera e al Senato, ma afferma che finirebbe per rischiare di più alle prossime elezioni amministrative che già per lui non si presentano dappertutto sotto i migliori auspici. Anche per Renzi, insomma, l’aritmetica viene prima dell’etica politica.


Per tutti, dunque, l’importante non è cercare il giusto e l’utile per il popolo, ma soltanto considerare con attenzione la quantità di voti che si potranno guadagnare o perdere (in percentuale, ovviamente, perché in cifra assoluta è da anni che perdono tutti) nei futuri appuntamenti elettorali.

E, allora, non può entusiasmare molto il fatto che Renzi dica che a ottobre sul referendum «Decideranno gli italiani». Non può entusiasmare perché, intanto, non si capisce cos’altro avrebbe potuto dire. E poi in quanto, se il modo di fare dei nostri cosiddetti leader politici è questo, è molto difficile comprendere - nel valutare schieramenti e propagande per quel voto - quanto a loro possa importare che la nostra democrazia, con il combinato disposto della nuova legge elettorale, cambi, venga stravolta, o addirittura sia drammaticamente ridotta. L’importante resta esclusivamente quanti voti si potranno lucrare sia con le vecchie regole, sia con quelle che speriamo non diventino mai le nuove. Perché comunque "Suffragium non olet".


Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/

Nessun commento:

Posta un commento