domenica 3 gennaio 2016

I motivi di un rifiuto

L’anno che è appena cominciato sarà comunque uno dei più importanti nella storia della nostra Repubblica. Nel 2016, infatti, gli italiani saranno chiamati a votare per un referendum confermativo sulle nuove leggi costituzionali volute da Renzi, approvate a maggioranza semplice, e praticamente senza sforzi di mediazione, da un Parlamento eletto con una legge elettorale dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale, appunto. Il 2016 passerà comunque alla storia perché sarà l’anno in cui gli italiani decideranno di salvare la democrazia costruita dai propri padri e dai propri nonni, anche a costo della vita, durante la Resistenza e la Liberazione, oppure di gettarla nelle immondizie per fare spazio a una specie di democrazia oligodiretta, sempre che di democrazia si possa continuare a parlare, visto che l’eventuale approvazione delle nuove leggi, combinata con l’altrettanto nuova legge elettorale concederebbe per cinque anni a chi vincerà tutto il potere, compreso quello di continuare a cambiare le regole a seconda di quello che riterrà più utile alla propria posizione.
Al di là delle considerazioni, pur molto importanti, fatte da Eugenio Scalfari sulla totale mancanza di un quorum richiesto per una consultazione così importante, la limpidezza di questo referendum è macchiata in partenza da un atteggiamento che prefigura già quello che potrebbe succedere: Renzi, infatti, ha annunciato che se perderà il referendum si dimetterà subito dopo da presidente del Consiglio. E, così facendo, ha già inquinato la scelta tra un tipo di democrazia e un regime in gran parte diverso con una specie di plebiscito sulla sua persona, sperando di recuperare voti anche da coloro che non vedono attualmente alternative solide alla sua leadership.

Non ci sarebbe da stupirsi, insomma, se anche poco prima dell’appuntamento referendario, l’attuale presidente del Consiglio pro tempore decidesse di dare i famosi 80 euro, o i 500 euro una tantum, anche a qualche altra categoria, come ha fatto all’approssimarsi delle elezioni europee e, adesso, quando appaiono all’orizzonte quelle amministrative. Mance da finanziare, magari, con ulteriori strette alla sanità dove le spese per i ticket sono diventate tanto pesanti da far pensare se scegliere la sanità pubblica o quella privata a chi i soldi li ha, o a far rinunciare a curarsi come si deve a chi i soldi non li ha. E, a tale proposito, qualcuno dovrebbe soppesare attentamente, senza ripararsi dietro il silenzio, i dati forniti dall'ISTAT secondo cui nel 2015 il numero dei morti in Italia è cresciuto dell'11,3 per cento con ordini di grandezza comparabili - come scrive sul sito di demografia Neodemos il professor Gian Carlo Blangiardo - con dati per i quali bisogna tornare indietro sino al 1943 e, prima ancora, agli anni tra il 1915 e il 1918. In epoche diu guerra, insomma.


Il 2016 sarà un anno importante anche perché si potrà vedere se davvero questa nazione ritiene ancora la democrazia un bene primario, o se crede che sia preferibile rinunciare a una fetta di libertà pur di sperare di avere in cambio qualche frazione percentuale di Pil in più, pur sapendo che l’aumento di Pil ben raramente va ad aiutare coloro che ne avrebbero più bisogno.

L’apparente scelta di Renzi di dimettersi in caso di bocciatura referendaria (che poi sia una minaccia, o una speranza dipende da quello che pensa ognuno di noi), inoltre, fa capire che la propaganda governativa è già cominciata e che sarà implacabile. L’unico modo per sperare di non restarne sepolti è quella che tutti coloro che la pensano in maniera diversa diventino loro stessi instancabili strumenti di espressione del proprio pensiero, in ogni luogo e in ogni momento.

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