mercoledì 16 dicembre 2015

Maggioranza e giustizia

La vicenda delle quattro banche salvate con i soldi dei truffati dalle banche stesse sarebbe già gravissima di per sé, ma i corollari finiscono per mettere in luce aspetti ancora più preoccupanti per il futuro di questo nostro Paese.
 
Già sarebbe sufficiente a lasciare esterrefatti la constatazione che un ministro, Maria Elena Boschi, creda di essere perfettamente a posto limitandosi a non essere presente al Consiglio dei ministri in cui si votano le iniziative di salvataggio per la Banca Etruria con la quale la sua famiglia è fortemente connessa. Lascia con la bocca aperta anche perché non si era mai finito di criticare Berlusconi che aveva avuto lo stesso comportamento quando si decidevano azioni che favorivano le imprese della sua famiglia.

Ma ancor più grave mi appare la frase pronunciata dalla medesima ministra davanti alla notizia che contro di lei sarà presentata una mozione di sfiducia. «Discuteremo – ha replicato – voteremo in aula e poi vedremo chi ha la maggioranza». E lo dice con la sfrontata tranquillità di chi sa di godere in partenza, a prescindere dallo scontato andamento del dibattito parlamentare, di un’ampia maggioranza. Ma una delle caratteristiche fondamentali della democrazia, rispetto ai regimi autocratici, consiste nel fatto che avere la maggioranza significa che si può decidere, ma non necessariamente che si è anche nel giusto. E, infatti, il voto può punire proprio il fatto di sbagliare nelle decisioni.

Nella fattispecie, è evidente che alla ministra Boschi, ma anche al suo presidente Renzi, importa ben poco di uscire da questa vicenda a testa alta dal punto di vista etico, mentre interessa molto di restare al suo posto.

Tutto questo appare ancora più grave se viene visto in prospettiva generale perché sottolinea per l’ennesima volta che per il Parlamento esiste soltanto la maggioranza, mentre non esiste la giustizia che nulla mai c’entra nella sentenza, di condanna, o di assoluzione che sia. Ed è evidente che un simile contesto è anche determinante nel contribuire a creare quella terribile situazione che è stata ottimamente descritta qualche settimana fa al Centro Balducci dal Procuratore della Repubblica de L’Aquila, Fausto Cardella, che ha detto: «Il problema più grave è che in Italia ormai sembra essere diventato indistinto il confine tra il bene e il male; tra l’onesto e il disonesto».

In questo quadro desolante spicca poi il fatto che in un Paese condotto da un governo che si autodefinisce di centrosinistra i cittadini siano sempre più sottomessi a quello che una volta veniva definito “capitale” e che oggi, nell’ansia di camuffamento del vocabolario, si preferisce chiamare “i mercati”.

Ed è evidente anche che a molti interessa dire – come dimostrano le parole dell’ossequiente e fidissimo Nardella – che non ha più senso parlare di destra e di sinistra. Perché una vera sinistra cose simili le combatterebbe con tutte le sue forze.


Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/

Nessun commento:

Posta un commento