Dall’indistinto e
velleitario brusio che contraddistingue la cosiddetta politica italiana
in questi ultimi mesi, si staccano soltanto voci stridenti e insensate,
come quella del ministro del Lavoro Poletti, che nella sua cupidigia di
servilismo nei confronti di chi ha davvero il potere, sembra
dimenticare che il cottimo nei lavori dipendenti è stato praticamente
cancellato molti anni fa per la sua evidente iniquità.
Ora, però, merita
mettere in rilievo una frase pronunciata da Luigi Zanda, presidente dei
senatori PD, a una signora non più iscritta al partito, durante la
manifestazione indetta da Renzi – “Italia, coraggio!” – a Campo de'
Fiori, a Roma. Il senatore, da un po’ di tempo ferreamente renziano, ha
detto alla signora, che affermava che non avrebbe più votato per il PD:
«Non dia retta solo alla pancia, usi anche la sua testa».
Dobbiamo essergli grati perché poche frasi avrebbero potuto spiegare meglio lo spirito del PD renziano.
«Non dia retta solo alla pancia» è
la prima parte della frase, quella più emblematica perché non parla né
di cuore, né di cervello. Zanda non considera possibile che qualcuno
possa essere in disaccordo con Renzi perché non approva razionalmente
quello che sta facendo, o in quanto è ancora legato ai vecchi valori
della sinistra di cui il renzismo sta facendo strame. Per lui soltanto
la pancia può essere coinvolta con un irriflesso momento di antipatia
non ragionato e non sofferto; non è neppure sfiorato dal dubbio che
l’allontanamento di tantissimi iscritti e di ancor più simpatizzanti,
possa essere dovuta al fatto che coloro che se ne vanno non si
riconoscono più in questo PD. Il partito – ragiona Zanda – è al governo:
come si fa a non esserne contenti a prescindere da cosa Renzi faccia a
palazzo Chigi?
Ma anche la seconda parte della
frase merita di essere ripresa con attenzione: «Usi anche la sua testa».
A prescindere dal fatto che pronunciare questa frase nel PD di oggi è
un evidente ossimoro, a cosa può servire la testa – si chiede
implicitamente il senatore – se non per apprezzare il fatto che
attualmente il PD è al potere.
Ed è qui che si spiega benissimo la
diaspora che sta riducendo drasticamente sezioni e iscritti. La
differenza tra chi resta e chi se ne va, eccezion fatta per alcuni,
convinti che ci sia ancora spazio per cambiare il PD dall’interno,
consiste nella scelta di cosa sia più importante: la vittoria
elettorale, o la fedeltà ai propri valori? Il bene dell’economia, oppure
il bene, non soltanto economico, dei cittadini; di tutti i cittadini?
Dicono che chi contesta Renzi continuerà a perdere. È possibile. Ma
provate a guardare cosa accade quando la cosiddetta sinistra vince
rinunciando a se stessa. In Francia, per fare l’esempio più vicino in
termini di spazio e di tempo, il socialista Hollande – già in netta
crisi prima dei fatti di Parigi e non perché fallimentare nel campo
della sicurezza, bensì in quello delle politiche sociali – è sprofondato
al terzo posto, mentre il primo partito è il Fronte nazionale di
estrema destra. E a questo punto quel che rimane della sinistra si
dividerà in due: una parte continuerà a sognare e a lottare, mentre
l’altra cercherà nuovi trucchetti per vincere. Io non ho dubbi su quale
delle due parti scegliere.
Sul titolo dato da Renzi alla sua manifestazione, però, siamo perfettamente d’accordo: “Italia, coraggio!”. Ce ne vuole davvero.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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