lunedì 7 dicembre 2015

Italia, coraggio!

Dall’indistinto e velleitario brusio che contraddistingue la cosiddetta politica italiana in questi ultimi mesi, si staccano soltanto voci stridenti e insensate, come quella del ministro del Lavoro Poletti, che nella sua cupidigia di servilismo nei confronti di chi ha davvero il potere, sembra dimenticare che il cottimo nei lavori dipendenti è stato praticamente cancellato molti anni fa per la sua evidente iniquità.

Ora, però, merita mettere in rilievo una frase pronunciata da Luigi Zanda, presidente dei senatori PD, a una signora non più iscritta al partito, durante la manifestazione indetta da Renzi – “Italia, coraggio!” – a Campo de' Fiori, a Roma. Il senatore, da un po’ di tempo ferreamente renziano, ha detto alla signora, che affermava che non avrebbe più votato per il PD: «Non dia retta solo alla pancia, usi anche la sua testa».

Dobbiamo essergli grati perché poche frasi avrebbero potuto spiegare meglio lo spirito del PD renziano.

«Non dia retta solo alla pancia» è la prima parte della frase, quella più emblematica perché non parla né di cuore, né di cervello. Zanda non considera possibile che qualcuno possa essere in disaccordo con Renzi perché non approva razionalmente quello che sta facendo, o in quanto è ancora legato ai vecchi valori della sinistra di cui il renzismo sta facendo strame. Per lui soltanto la pancia può essere coinvolta con un irriflesso momento di antipatia non ragionato e non sofferto; non è neppure sfiorato dal dubbio che l’allontanamento di tantissimi iscritti e di ancor più simpatizzanti, possa essere dovuta al fatto che coloro che se ne vanno non si riconoscono più in questo PD. Il partito – ragiona Zanda – è al governo: come si fa a non esserne contenti a prescindere da cosa Renzi faccia a palazzo Chigi?

Ma anche la seconda parte della frase merita di essere ripresa con attenzione: «Usi anche la sua testa». A prescindere dal fatto che pronunciare questa frase nel PD di oggi è un evidente ossimoro, a cosa può servire la testa – si chiede implicitamente il senatore – se non per apprezzare il fatto che attualmente il PD è al potere.

Ed è qui che si spiega benissimo la diaspora che sta riducendo drasticamente sezioni e iscritti. La differenza tra chi resta e chi se ne va, eccezion fatta per alcuni, convinti che ci sia ancora spazio per cambiare il PD dall’interno, consiste nella scelta di cosa sia più importante: la vittoria elettorale, o la fedeltà ai propri valori? Il bene dell’economia, oppure il bene, non soltanto economico, dei cittadini; di tutti i cittadini?
 

Dicono che chi contesta Renzi continuerà a perdere. È possibile. Ma provate a guardare cosa accade quando la cosiddetta sinistra vince rinunciando a se stessa. In Francia, per fare l’esempio più vicino in termini di spazio e di tempo, il socialista Hollande – già in netta crisi prima dei fatti di Parigi e non perché fallimentare nel campo della sicurezza, bensì in quello delle politiche sociali – è sprofondato al terzo posto, mentre il primo partito è il Fronte nazionale di estrema destra. E a questo punto quel che rimane della sinistra si dividerà in due: una parte continuerà a sognare e a lottare, mentre l’altra cercherà nuovi trucchetti per vincere. Io non ho dubbi su quale delle due parti scegliere.

Sul titolo dato da Renzi alla sua manifestazione, però, siamo perfettamente d’accordo: “Italia, coraggio!”. Ce ne vuole davvero.

Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/

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