giovedì 15 ottobre 2015

Chi fa più male?


«Portare dai 1.000 ai 3.000 euro la soglia di utilizzo del contante farà crescere evasione e sommerso». La reazione di Bersani è immediata, ma, probabilmente per non far danno alla “ditta”, per il momento tutto si esaurisce lì.
Cuperlo, sempre attento a non perdere il suo aplomb, dopo aver rivendicato il suo ruolo nella mediazione che ha portato all'intesa con Renzi sul nuovo Senato, afferma: «Siamo leali, ma coerenti».

Michele Gotor non molla neppure per un momento il suo cipiglio, ma annuncia il ritiro degli emendamenti alla parte della riforma del Senato che regola l'elezione del presidente della Repubblica e dice: «Ci va bene il testo così com'è, impedisce che la maggioranza possa scegliere il presidente da sola». Poi, sul soccorso portato a Renzi da Verdini, aggiunge: « I vertici del Pd dicono che l'ingresso dei verdiniani in maggioranza è fantapolitica, ma io credo che, se ci saranno rischi per la tenuta del governo, il tema si porrà».

Speranza, l’unico ossimoro formato da una sola parola, prende posizione sul dopo­Marino: «Per non consegnare Roma alla destra o ai 5Stelle, non ci vogliono diktat del Pd dall'alto, vanno fatte le primarie». Probabilmente con la stessa decisione con cui aveva affermato che «i senatori devono essere eletti direttamente dai cittadini».

È una domanda difficile da porre, e da porsi, e sulla quale meditare a lungo prima di dare una risposta, tanto da motivare un silenzio mai così lungo; ma alla fine appare inevitabile: al centrosinistra, inteso non soltanto come somma di ideologie, ma anche come possibilità politica di portare avanti i suoi ideali distintivi, stanno facendo più male Renzi e i suoi ubbidienti accoliti, oppure Bersani, Cuperlo, Gotor, Speranza e i loro scompaginati compagni, ovviamente non nel senso comunista del termine, ma semplicemente in quello che vuole indicare coloro che credono di fare un tratto di strada insieme?

È una domanda pesante per chi ha sempre avuto grande fiducia in Bersani, ma è anche inevitabile perché a essere responsabili dell’indebolimento della nostra democrazia non sono soltanto quelli che, con fredda determinazione, decidono di farlo perché vogliono un sistema politico e, quindi, sociale, nel quale il potere si coaguli nelle mani di pochi, se non soltanto di uno, ma anche quelli che non fanno il possibile per opporsi. Magari indebolendo Renzi con azioni credibili che facciano preventivare un’uscita in massa dal Pd non soltanto da parte dei suoi elettori tradizionali, ma anche da parte di coloro che si illudono di rappresentarli.

Si dirà: ma loro stanno facendo opposizione dall’interno. E fino a qualche tempo fa questa tesi non mi convinceva, ma neppure me la sentivo di considerarla totalmente sbagliata. Il problema è che adesso ha mostrato indiscutibilmente la corda. Per bene che vada, la minoranza interna del PD riesce a ottenere qualche briciola di accomodamento negli aspetti meno importanti delle decisioni portate avanti da Renzi che non ha usato un cavallo di Troia per distruggere il PD, inteso come partito di centrosinistra, bensì è stato lui stesso il cavallo di Troia che ora sta aprendo le porte della cittadella per far entrare tutti coloro che riterranno per loro utile entrare nel nuovo Partito della nazione, che è l’obbiettivo vero del comportamento tutt’altro che democratico dell’ex sindaco di Firenze e dei suoi fiancheggiatori che addirittura hanno dichiarato apertamente che il presidente del Senato avrebbe dovuto mostrare gratitudine al PD – tra l’altro, comunque a un altro PD – per essere stato eletto.

Ora soltanto il referendum popolare potrà bloccare la sciagurata riforma del Senato che per oltre il 99 per cento è rimasta identica a come Renzi la voleva. Nulla potrà impedire che gli evasori e gli elusori possano tornare a esultare per l’allargamento delle maglie della rete che avrebbe dovuto pescarli. A Roma non ci sarà più un sindaco approssimativo, ma sicuramente autonomo e deciso a combattere Mafia capitale, e potrà tornare a spadroneggiare il PD che, nella sua veste romana, fa davvero rabbrividire. Intanto davanti all’ingresso sempre più massiccio di gente di destra in un teorico partito di centrosinistra, si sprecheranno i mugugni, ma ci si fermerà lì. E poi, quando sarà chiaro che restare nel PD di Renzi è senza speranza per chi ragiona a sinistra, sarà decisamente tardi per creare un polo di sinistra che possa nuovamente far sentire il suo peso su una politica italiana che di idee di sinistra non sente parlare più da tempo.

E, allora, è più che giustificata la domanda: fanno più male al centrosinistra Renzi e i suoi obbedienti accoliti, oppure gli scompaginati oppositori a parole, ma molto raramente a fatti politici concreti?

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