sabato 4 luglio 2015

Stesse parole, opposti significati

Mentre i greci stanno votando per decidere il loro futuro - non soltanto economico - colpisce ancora una volta molto profondamente come le medesime parole possano trovare apparentemente tutti d’accordo, ma, in realtà, facciano da paravento a significati del tutto opposti.
Prendete la frase «Il baratro si evita facendo le necessarie riforme» e mettetela in bocca a tutti gli attuali esponenti della destra che sono al potere in campo politico e/o finanziario e che la stanno ripetendo come un mantra: Angela Merkel, Mariano Rajoy, Jaen-Claude Juncker, Matteo Renzi, Christine Lagarde, Paul Thomsen, Wolfgang Scheuble, Jeroen Dijsselbloem. Per tutti questi, e anche altri, «fare le necessarie riforme» significa partire soltanto dalle considerazioni di bilancio e, quindi, tagliare occupazione, stipendi, pensioni, sanità, welfare in generale e solidarietà nei confronti dei vicini e dei lontani; e anche ridurre gli spazi di democrazia per ampliare la possibilità di decidere, da parte di chi è in quel momento al potere, rapidamente e senza intoppi derivanti da fastidiosi dibattiti.

Per coloro che pensano a sinistra, invece, il ragionamento parte andando a cercare il perché si sia arrivati a questa situazione, che è acutissima in Grecia, ma non lascia tranquille anche molte altre nazioni. E allora balza agli occhi il fatto che gli unici che vengono puniti dalle decisioni di tipo economico sono i più poveri, che sono anche quelli che della situazione attuale non possono portare alcuna colpa. Perché i disastri economici che stanno angustiando il mondo da ormai troppi anni affondano le loro radici nella corruzione di troppi sistemi economici e politici e ancor di più nella totale mancanza di regole nella quale può impunemente agire la finanza internazionale.

E allora «fare le necessarie riforme» dovrebbe significare, invece, impegnarsi a ripulire la politica, non soltanto a parole e con operazioni di facciata, ma con azioni e scelte decise. Ma dovrebbe significare ancora di più, cominciare a dare regole alla finanza internazionale, trovando una accordo tra tante nazioni che dovrebbero adattarsi a lavorare assieme, ancora meglio di come sono riuscite a lavorare assieme nella lotta contro la malavita internazionale. E dovrebbe significare anche finirla di dire che «lo chiedono i mercati» per il semplice fatto che “i mercati” non sono altro che comodi paraventi dietro i quali si nascondono “esseri umani” (se non è blasfemo usare questa definizione) che puntano soltanto ad arricchirsi, indifferenti al fatto che spesso il crescere del loro conto in banca corrisponde alla morte per fame, disperazione, malattia non curata, di migliaia di persone.

Non so se in Grecia vincerà il sì o il no. E, tutto sommato, la cosa sarà abbastanza indifferente perché a stringere il cappio attorno al collo dei greci saranno comunque sempre gli stessi potenti. So, però, che questo referendum segnerà un punto di svolta in quei desideri di democrazia e di un’Europa più politica e meno contabile che sembravano essersi definitivamente sopiti e che, invece, pur con grandi fatiche e difficoltà riusciranno a tornare al centro della scena.

Uso il futuro e non il condizionale non per cieco ottimismo, ma perché è l’unico sistema possibile per sperare in un mondo meno disumano.


Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/

Nessun commento:

Posta un commento