La vicenda Di
Gennaro - Finmeccanica mi appare estremamente utile per chiarire come
funziona – o, meglio, come dovrebbe funzionare – un partito che dice di
essere di centrosinistra. Il PD, infatti, adesso si scaglia, in parte,
contro quello che era a capo della polizia quando si sono verificati i
vergognosi fatti del G8 di Genova con le violenze praticate dagli uomini
in divisa nelle strade, nella scuola Diaz, nella caserma di Bolzaneto.
Oggi Matteo Orfini, presidente del PD, dice che «è vergognoso che De
Gennaro sia a capo di Finmeccanica» confermando di essere ormai molto
più turco, che parla da una posizione di potere tanto quanto era
silenzioso quando potere non ne aveva, che giovane. Il segretario Renzi,
che aveva confermato De Gennaro ai vertici del primo gruppo industriale
pubblico italiano, sta rigorosamente zitto, come sempre gli succede
quando non può nemmeno tentare di gettare le colpe su altri, mentre il
vicesegretario Debora Serracchiani spera di trovare una via di mezzo
appellandosi alla presunta coscienza dello stesso Di Gennaro, coscienza
che evidentemente non ha dato alcun segno di vita durante la
“macelleria” di Genova, ma neppure dopo.
Ma la vera domanda è: serviva una
sentenza di condanna della Corte europea perché un partito di
centrosinistra si rendesse conto della vergogna gettata su tutto il
Paese dagli allora ministri Scajola e Fini e dall’allora capo della
polizia De Gennaro? E anche la dizione “rendersi conto” è inesatta
perché il vero centrosinistra di quella volta, - l’Ulivo di cui il
partito di Renzi sostiene, con evidente millantato credito, di essere
erede - era stato inflessibile nelle accuse a chi aveva gestito quella
mattanza che peserà per sempre come una vergogna su uno Stato che si
picca di essere democratico. Quindi non di “rendersi conto” si tratta,
ma di aver tradito l’opera e il pensiero che di, soltanto quando comoda,
è indicato come ispiratore e che in 101 hanno preferito impallinare
quando l’Italia avrebbe ancora potuto evitare le distorsioni che sta
vivendo.
Serviva che la Corte di Strasburgo
dicesse ufficialmente che alla Diaz si verificarono vere e proprie
torture e che i colpevoli sono rimasti impuniti perché Orfini si
sentisse indignato per la posizione di De Gennaro e perché Renzi dicesse
che bisogna spicciarsi a infilare nel codice anche il reato di tortura?
Ma il Pd crede davvero che per dimostrare davvero di essere almeno di
centro, basti ora stigmatizzare quello che accadde a Genova, mentre la
destra continua a incensare i suoi “eroi” della violenza eletta a
sistema di Stato?
Un vero partito di centrosinistra
avrebbe continuato a credere sempre che la violenza di Stato non abbia
diritto di cittadinanza in uno Stato di diritto, avrebbe continuato a
condannare quei fatti e i suoi protagonisti anche prima di una sentenza
ufficiale e oggi non continuerebbe a esibirsi in equilibrismi dialettici
che non riescono a nascondere il tonfo etico avvenuto in questi anni.
Si difendono sostenendo che la
Costituzione dice che nessuno è colpevole fino a quando una sua condanna
non diventa definitiva. D’accordo: anche davanti a obbrobri come quelli
di Genova non si può condannare, ma un minimo di etica civile afferma
che almeno non bisognerebbe promuovere, o mantenere in posizioni di
spicco, i responsabili dello scempio. Ma per fare ciò si sarebbe dovuto
anche pensare, cosa che in tempi di velocità obbligata, è evidentemente
un lusso per molti insostenibile. Molto più comodo lasciare l’incombenza
del pensiero ad altri, come la Corte di Strasburgo.
Nessun commento:
Posta un commento