martedì 21 aprile 2015

I sostituiti e i sostituti

Nel momento in cui nel Mediterraneo si muore più ancora che in altri momenti, forse non si dovrebbero mettere in primo piano altre vicende, ma la pericolosità di quello che sta accadendo nel nostro Parlamento è talmente alta da non poter tacere. Sarebbe impossibile, infatti, lasciar passare sotto silenzio quello che ha fatto Matteo Renzi nella commissione Affari costituzionali sostituendo dieci esponenti della minoranza PD - tra i quali Bersani, Cuperlo, Rosy Bindi, D'Attorre, Barbara Pollastrini - per non consentire modifiche al testo dell'Italicum dopo che nell’assemblea dei deputati PD aveva ottenuto la maggioranza, ma si era trovato con oltre il 38 per cento degli aventi diritto a rifiutarsi di dargli ragione. Da notare che si tratta di una sostituzione ad hoc, valida soltanto per l'esame dell'Italicum e che poi i cacciati potranno rientrare.
E allora la prima domanda non può che essere: ma quale dignità hanno i sostituti che sanno di essere mandati esplicitamente in commissione, a tempo, soltanto per ripetere ciò che vuole Renzi? E la seconda è: ma i sostituiti potranno mai accettare di rientrare dopo questa cacciata a tempo senza rinunciare alla loro dignità?
Ma se queste domande riguardato sostituiti e sostituti, più importanti sono le domande da rivolgere a Renzi e a noi stessi.

L’attuale presidente del Consiglio conosce quel passo dell’articolo 67 della Costituzione che parla di assenza di vincolo di mandato? Sembra a chi non è mai stato scelto dai cittadini per il posto dove ora si trova, che la democrazia rappresentativa possa esprimersi come una serie di successivi tagli delle minoranze per portare avanti un’idea unica, quasi ci si trovasse a disputare un torneo sportivo a eliminazione diretta? Si rende conto che la vergognosa proposta fatta a suo tempo da Berlusconi di limitare al massimo i lavori parlamentari e di effettuare le votazioni soltanto tra i capigruppo che avrebbero dovuto portare con sé il peso numerico dei propri parlamentari oggi appare quasi come un esempio di democrazia illuminata?

E per noi, per i sostituiti e per i parlamentari che ai sostituiti si sentono vicini, la domanda non può che essere: fino a quando continueremo a pensare al PD come quel partito che era e che non è più? Fino a quando accetteremo che l’Italia non abbia più un’espressione politica di sinistra? E non perché la sinistra abbia perso (Bersani aveva vinto di poco quelle elezioni, ma le aveva vinte), ma perché si è consegnata, mani e piedi legati, a uno che, oltre a non avere alcuna parentela con la sinistra, travisa anche il significato di democrazia? A uno che, o crede gli esponenti del PD incapaci di pensare da soli, o non gli importa dell’eventuale spaccatura e dissoluzione del PD stesso?

Renzi sta portando avanti, a colpi di mano, due riforme, una elettorale e una istituzionale che, prese una per una, sarebbero già orrende, ma che, se combinate, possono diventare mortifere per la nostra democrazia. Ed è questo, ben al di là della crisi economica, il rischio maggiore per questo nostro disgraziato Paese.

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