venerdì 10 aprile 2015

Gli azionisti e i picchiati

La decisione di Renzi di esprimere palesemente che «Confermiamo la fiducia nei vertici di Finmeccanica» anche dopo la sentenza di condanna per l’Italia da parte della Corte di Giustizia europea di Strasburgo con riferimento alla mattanza del G8 di Genova già di per sé meriterebbe un approfondito commento di desolazione e ci farebbe attendere altri commenti - che quasi certamente non arriveranno mai - da parte di Matteo Orfini che chiedeva l’allontanamento da Finmeccanica del presidente De Gennaro, allora capo della Polizia, e di Debora Serracchiani che si affidava alla sua presunta coscienza.
Ma ancora di più mi sembra utile soffermarmi sulla frase con cui Renzi ha accompagnato la sua dichiarazione principale: «Vorrei si parlasse di responsabilità della politica, talvolta: è facile parlare della responsabilità delle forze dell'ordine, dei manifestanti. Ma oggi sarebbe assurdo e inutile aprire una discussione del genere. Per il rispetto che dobbiamo a Finmeccanica, agli azionisti e a chi ha fiducia in questa società sui mercati, diciamo che il governo non ha alcun dubbio su De Gennaro».

La prima parte è ineccepibile: finalmente qualcuno che non sia all’opposizione punta il dito contro le responsabilità della politica in tutti gli scontri sociali e soprattutto per quello che non soltanto ha tollerato, ma ha addirittura indotto a Genova. La maggior parte di noi non ha minimamente dimenticato quello che hanno fatto Scajola e Fini nella sala comando del cosiddetto ordine pubblico per il G8. E nessuno ha mai dubitato che eseguissero - anche se più che volentieri - gli ordini di Silvio Berlusconi che, sacerdote dell’apparenza, voleva dare al mondo l’idea che tutta l’Italia fosse disciplinatamente con lui e con i suoi sogni di disparità sociale. E, a rincarare la dose, nessuno può dimenticare che tutto il centrodestra di allora, Lega compresa, si è schierata compatta in difesa dei picchiatori e contro i picchiati. Esattamente come sta ripetendo adesso.

Ma allora la domanda è inevitabile: come fa Renzi, autoproclamatosi uomo democratico e di sinistra, a mettersi d’accordo per “cambiare” l’Italia con Berlusconi e con coloro che sono responsabili di uno dei peggiori atti antidemocratici che si siano mai visti in questo Paese? Dire che De Gennaro non è responsabile del comportamento della polizia al G8 di Genova equivarrebbe a dire che Berlusconi non è stato responsabile dello sfascio anche etico a cui ha portato l’Italia perché la colpa è stata dei suoi ministri. Perché nominare un capo in un organismo gerarchicamente organizzato se non per dare ordini e per controllare costantemente che i suoi ordini siano eseguiti, proprio perché anche politicamente importanti?

«Aprire oggi una discussione del genere», non mi sembra per niente assurdo. O, quantomeno, mi sembra meno assurdo che dichiarare che un ex capo della Polizia è la persona più adatta per sedere ai vertici della più grande industria pubblica italiana.
Ma l’abisso di pochezza renziana si spalanca con la franse in cui tenta di giustificare la sua decisione con «il rispetto che dobbiamo a Finmeccanica, agli azionisti e a chi ha fiducia in questa società sui mercati». E non si deve rispetto a chi è stato picchiato, ferito, storpiato dai poliziotti con il casco in testa? Non lo si deve alla memoria di Carlo Giuliani?

Non so se è vero che - come diceva Andreotti - il potere logora chi non ce l’ha. Ma so per certo che al potere è arrivato uno che ha ben presente che preferisce logorare chi è già molto logorato e lasciare in pace chi già dispone di altri poteri.

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