Nessuna
sorpresa: dopo aver attaccato il potere legislativo con la volontà di
eliminazione del Senato, con un premio elettorale che impedirà ogni
discussione utile in Parlamento, con un’infinita serie di “canguri” e di
“fiducie” che hanno già svuotato le due Camere di ogni potere reale,
ora era giunto il momento di attaccare anche il potere giudiziario.
L’obbiettivo evidente, infatti, è quello di dilatare oltre ogni limite
il potere del potere esecutivo. Proprio quello che la Costituzione
voleva a ogni costo evitare creando tutta una serie di contrappesi per
limitare una possibile, sia pur temporanea, dittatura del governo in
carica.
E non è una caso che il cambiamento
delle regole sulla responsabilità civile dei magistrati sia stato
approvato soltanto con i voti del partito di Renzi (chiamarlo ancora PD,
mi sembrerebbe un’offesa a coloro che lo hanno fondato). Il ministro
della Giustizia Andrea Orlando dice che «la giustizia sarà meno ingiusta
e i cittadini saranno più tutelati». Ma dimentica che la giustizia è
spesso ingiusta soprattutto perché i colpevoli, se ricchi, se la cavano
pagando avvocati espertissimi nel dilatare i tempi per raggiungere la
prescrizione, che la corruzione dilagante trova gran parte del suo
alimento proprio in alcuni anfratti di quella politica che poco o nulla
fa contro i conflitti di interesse, che lascia depenalizzato il falso in
bilancio, che non si preoccupa se nei tribunali mancano giudici,
cancellieri, addirittura la carta.
Del tutto ridicolo, poi, è lo
stesso ministro quando dice che «Valuteremo laicamente gli effetti e
siamo pronti a correggere alcuni punti. Ma ritengo che molti dei
pericoli paventati non hanno riscontro». Ma come? Laicamente in un
partito che è talmente confessionale da accettare come vangelo le parole
del capo? Ma si rende conto che confessa che, per la fretta endemica di
Renzi e dei renziani, non è stata valutata preventivamente con
attenzione una norma delicatissima? Ma davvero pensa che non avrà
riscontro il fatto che ci sarà un diluvio di ricorsi, ora che non serve
più un passaggio preventivo per valutarne l’ammissibilità e che il
travisamento del fatto e della prova rientra fra le ipotesi per cui
chiedere i danni? Il tutto mentre si innalza la soglia economica di
rivalsa del danno.
Stanno distruggendo la Costituzione.
E hanno cominciato dall’articolo 1. Ora, in attesa di vari referendum
abrogativi, l’appello non può che essere quello lanciato a suo tempo da
Borrelli contro Berlusconi: «Resistere. Resistere. Resistere». È
improcrastinabile fuori dal Parlamento, ma anche al suo interno. E anche
all'interno del partito di Renzi.
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