domenica 1 febbraio 2015

Complimenti e verifiche

Niente da dire. Questa volta è obbligatorio fare i complimenti a Matteo Renzi e alle altre figure di primo piano della maggioranza e delle minoranze del PD per come sono arrivati all’elezione di Sergio Mattarella che mai riuscirà a cancellare lo sfregio fatto dai 101 con il tradimento nella votazione per Prodi, ma che ci assicura un presidente che possiede un’etica sociale e politica, e che da queste non intende deflettere perché mai le ha tradite, per i prossimi sette anni. Complimenti anche perché questa elezione ha ulteriormente indebolito la posizione di Berlusconi e ridotto le nefaste conseguenze del patto del Nazareno. Ridotto, ma non eliminato perché alcuni frutti avvelenati, come il Jobs act, sono già entrati nella vita degli italiani e altri, come questa riforma elettorale, sembrano molto vicini a entrarci.
 
Ma in quest’anno il cinismo politico di Renzi ha già avuto modo di esprimersi abbondantemente con una specie di politica a geometrie variabili che gli permette di allearsi ora con questo, ora con quello, a seconda di quelle che sono le sue necessità del momento per raggiungere i suoi obbiettivi.

I complimenti a Renzi, dunque, sono obbligatori, ma questo non può cancellare il dissenso con il suo operato, Né, tantomeno, può far abbassare la guardia sulle tante altre cose che si dovranno decidere per tirare fuori l’Italia da quella profonda crisi – non soltanto economica – in cui è sprofondata.

Le prime parole del nuovo presidente della Repubblica («Il pensiero va soprattutto e anzitutto alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini. È sufficiente questo») e il suo primo atto pubblico (la visita alle Fosse Ardeatine) sono realtà che già indicano una strada ben precisa che non si sostanzia soltanto in minore disoccupazione, maggiori stipendi e minori tasse, ma anche e soprattutto, con la parola “speranze”, nell’antico e sempre disatteso desiderio di trasformare l’Italia in un Paese in cui normale sia la legalità e non la corruzione, in cui gli onesti non si sentano dei poveri scemi, in cui i conflitti di interessi cessino di essere la norma, in cui le cose che non vanno vengano denunciate non soltanto dalle inchieste di pochi giornalisti, ma soprattutto dai responsabili della politica.

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