sabato 14 febbraio 2015

Chi deve rammaricarsi

Che, secondo lui, il Parlamento non serva più a niente Renzi ormai l’ha dimostrato ad abundantiam con quello che è successo negli ultimi giorni e soprattutto nell’ultima notte nella quale il PD è rimasto da solo nell’aula a cancellare tutti gli emendamenti possibili ai cambiamenti della Costituzione con una fretta e un’improntitudine che soltanto il presidente del Consiglio pro tempore potrebbe spiegare. Dopo la squallida approvazione da parte della sola maggioranza di un solo partito, ha detto: «Credo che a rammaricarsi debbano essere il centrodestra, le opposizioni. Noi bene così, andiamo avanti».
 
Io sono convinto, invece, che a rammaricarsi debbano essere i deputati del PD cjhe, pur recalcitranti, hanno preferito cancellare il loro voto di coscienza per privilegiare la disciplina di partito. Ma evidentemente Renzi non crede che in questa Italia ci siano tantissime persone che oltre al discorso economico – o forse addirittura prima del discorso economico – tengano alla democrazia. Ettore Rosato, bontà sua, chiudendo i lavori dell'Assemblea, ha ammesso che quell’aula semivuota, per la decisione di tutte le opposizioni di uscire, è «una ferita istituzionale». E verrebbe da chiedergli perché, allora, stante la sua consapevolezza, ha contribuito a infliggere questa profonda ferita alla democrazia italiana.

Una ferita che è stata anche accompagnata da qualche beffa come quella che, in presenza di un articolo della Costituzione che afferma che «l’Italia ripudia la guerra», stabilisce che spetterà alla sola Camera dei deputati, con la maggioranza assoluta dei voti a deliberare lo stato di guerra. Dal suo profondo vuoto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, definisce questa scelta un ragionevole punto di «mediazione». Ma quale mediazione può esserci con un ripudio? E che senso ha parlare di maggioranza assoluta se nell’unica Camera esistente la nuova legge maggioritaria con premi assegnerà a chi vince almeno il 55 per cento dei seggi?

Renzi è riuscito nel capolavoro di far sentire personaggi come quelli della Lega e di Forza Italia autorizzati a parlare di democrazia; addirittura a sentirsene paladini. Non riesco a capire come si potrà votare ancora per il partito di Renzi fino a quando Renzi sarà il suo segretario.
 
Sono sempre più coloro che si stanno rendendo conto che dalle crisi economiche, pur profonde, è più facile uscire che dalle crisi democratiche. E forse molti che avevano rifiutato il diritto di voto perché non soddisfatti dalle alternative proposte cominceranno a pensare che davanti a questo rischio sempre più palpabile occorre darsi da fare per opporsi democraticamente allo smantellamento della democrazia. L’omissione adesso sarebbe assimilabile alla complicità. Sia dentro, sia fuori dal PD.

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