Che, secondo
lui, il Parlamento non serva più a niente Renzi ormai l’ha dimostrato ad
abundantiam con quello che è successo negli ultimi giorni e soprattutto
nell’ultima notte nella quale il PD è rimasto da solo nell’aula a
cancellare tutti gli emendamenti possibili ai cambiamenti della
Costituzione con una fretta e un’improntitudine che soltanto il
presidente del Consiglio pro tempore potrebbe spiegare. Dopo la
squallida approvazione da parte della sola maggioranza di un solo
partito, ha detto: «Credo che a rammaricarsi debbano essere il
centrodestra, le opposizioni. Noi bene così, andiamo avanti».
Io sono convinto, invece, che a
rammaricarsi debbano essere i deputati del PD cjhe, pur recalcitranti,
hanno preferito cancellare il loro voto di coscienza per privilegiare la
disciplina di partito. Ma evidentemente Renzi non crede che in questa
Italia ci siano tantissime persone che oltre al discorso economico – o
forse addirittura prima del discorso economico – tengano alla
democrazia. Ettore Rosato, bontà sua, chiudendo i lavori dell'Assemblea,
ha ammesso che quell’aula semivuota, per la decisione di tutte le
opposizioni di uscire, è «una ferita istituzionale». E verrebbe da
chiedergli perché, allora, stante la sua consapevolezza, ha contribuito a
infliggere questa profonda ferita alla democrazia italiana.
Una ferita che è stata anche
accompagnata da qualche beffa come quella che, in presenza di un
articolo della Costituzione che afferma che «l’Italia ripudia la
guerra», stabilisce che spetterà alla sola Camera dei deputati, con la
maggioranza assoluta dei voti a deliberare lo stato di guerra. Dal suo
profondo vuoto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena
Boschi, definisce questa scelta un ragionevole punto di «mediazione».
Ma quale mediazione può esserci con un ripudio? E che senso ha parlare
di maggioranza assoluta se nell’unica Camera esistente la nuova legge
maggioritaria con premi assegnerà a chi vince almeno il 55 per cento dei
seggi?
Renzi è riuscito nel capolavoro di
far sentire personaggi come quelli della Lega e di Forza Italia
autorizzati a parlare di democrazia; addirittura a sentirsene paladini.
Non riesco a capire come si potrà votare ancora per il partito di Renzi
fino a quando Renzi sarà il suo segretario.
Sono sempre più coloro che si stanno
rendendo conto che dalle crisi economiche, pur profonde, è più facile
uscire che dalle crisi democratiche. E forse molti che avevano rifiutato
il diritto di voto perché non soddisfatti dalle alternative proposte
cominceranno a pensare che davanti a questo rischio sempre più palpabile
occorre darsi da fare per opporsi democraticamente allo smantellamento
della democrazia. L’omissione adesso sarebbe assimilabile alla
complicità. Sia dentro, sia fuori dal PD.
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