martedì 22 luglio 2014

I voti più che i seggi

Festeggiare la Repubblica, mentre a qualcuno piacerebbe trasformarla in una specie di regno neppure molto democratico, mi sembra un dovere assoluto. Ma il festeggiamento deve avere un significato che vada oltre la consueta ufficialità. Io scelgo di farlo con la testimonianza di quello che sento e con l’espressione di un sogno.
Comincio, quindi, dicendo che anch’io come tanti altri, mi sento profondamente offeso quando sento Berlusconi dire: «Gli italiani sono con me». Io non sono assolutamente con lui; anzi, sono decisamente contro di lui. Non lo voterei nemmeno sotto costrizione.
Perché continua a dire che stiamo uscendo dalla crisi, mentre la gente continua a sprofondare nella disoccupazione, nella povertà, nella disperazione; perché cinicamente promette crociere ai terremotati mentre quelli chiedono ricoveri migliori delle tende; perché, con l’aiuto di leggi fatte a suo uso e consumo, rifiuta di farsi processare per fatti per cui sono già stati condannati personaggi non difesi dal lodo Alfano; perché rende ridicola l’Italia in ogni Paese del mondo; perché per mantenere il proprio potere si piega senza fatica alle richieste razziste e xenofobe della Lega; perché con i suoi comportamenti è di pessimo esempio a tutti gli italiani; perché ritiene di essere non soltanto al di sopra della legge, ma anche al di sopra della verità pretendendo che la sue parole, pur contraddittorie tra loro stesse, siano accettate come incontrovertibili; perché... potrei andare avanti a lungo, ma sarebbe superfluo,
Con buona pace sua, sono tanti gli italiani che non sono con lui e il mio sogno sarebbe quello che la dimostrazione di questo assunto uscisse dalle urne. Non voglio entrare assolutamente in suggerimenti su quale votare tra i partiti di opposizione (ho una mia idea, ma ritengo giusto non palesarla proprio per non suggerire rivalità), ma vorrei che tutti andassero a votare: per chi desiderano, ma in massa.
È stato Berlusconi a tentar di fare di questa elezione un plebiscito: un po’ perché sa che comunque il numero dei seggi conquistati – anche per il meccanismo degli sbarramenti – lo vedrà in testa, un po’ perché confida che se il risultato dovesse essere per lui molto favorevole lo sfrutterebbe a fini interni, mentre se non dovesse essere particolarmente soddisfacente tornerebbe alla sua vecchia idea che le elezioni europee hanno scarso valore.
Ma se plebiscito sulla sua persona deve essere, allora non sui seggi si deve ragionare, ma sui voti. Sui voti conquistati da tutta l’opposizione da una parte e dal Pdl dall’altra. Per questo tutti devono andare a votare per dirgli basta. Sogno che per un paio di giorni il centrosinistra e la sinistra riescano a dimenticare le loro divisioni davanti a una necessità assoluta.
Poi farà finta di non aver sentito, ma gli altri – anche i cosiddetti suoi – sentiranno eccome.

Nessun commento:

Posta un commento