giovedì 9 gennaio 2014

Ma quale Forum della cultura?

Abbiamo sentito dire che fare politica vuol dire assumersi le responsabilità di operare delle scelte. Siamo perfettamente d’accordo, basta che questa frase vada intesa alla lettera e che finalmente si ritorni a dare alle parole il peso che hanno in realtà. Responsabilità della scelta, infatti, non significa soltanto avere la volontà e il potere di decidere, ma anche e soprattutto sapere che poi, se quelle scelte saranno sbagliate, si finirà inevitabilmente per pagare un prezzo in termini di fiducia e di voti. E poi, cosa più importante, rendersi conto che le conseguenze non saranno soltanto per se stessi, ma soprattutto per l’ideale che si rappresenta.
Le decisioni di non dare fondi al Teatro Club e, quindi al Palio Teatrale Studentesco, al Centro di accoglienza e di promozione culturale Ernesto Balducci, all’Aned che da più di 15 anni porta i ragazzi in visita ai campi di sterminio per metterli a contatto con quello che la natura umana può perpetrare se si dimenticano la storia e le proprie responsabilità individuali, non scontentano soltanto coloro che avranno un danno diretto da questa mancanza di fondi pubblici per la pubblica utilità, ma allontanano moltissima gente, che finora aveva resistito, sia dalla politica, sia dalla sinistra perché lo spregio nei confronti della cultura continua, forse non più nelle parole, ma sempre nei fatti; uno spregio ancora più grave perché va a colpire soprattutto quei giovani che già soffrono per una scuola che non è più capace di insegnare che la cultura non è nozionismo fine a se stesso, ma è capacità di ragionare e per una società che con la parola “giovani” si riempie la bocca, ma che poi ne lascia per strada quasi uno su due.
Cerchiamo di capirci perché è davvero importante: questa non è una protesta per una suddivisione di fondi non gradita. È un’indignazione nei confronti di una parte politica che dovrebbe tenere in palmo di mano la cultura e che, invece, la sta affossando definitivamente. E senza mettere in campo nemmeno un po’ di fantasia, di contrizione, di partecipazione, ma limitandosi a tagliare; forse senza neppure rendersi conto che ancora una volta non è chi sta meglio a soffrirne, ma chi sta peggio e, quindi, soprattutto i giovani. E, a livello nazionale, l’atteggiamento di una parte dei ministri nei confronti della scuola non è assolutamente diverso.
Non basta organizzare “Forum della cultura”: se sono soltanto operazioni di facciata, fanno arrabbiare ancora di più. Se la cultura è soltanto l’esibizione di poche eccellenze e non viene coltivata soprattutto nelle sue forme più minuscole, è destinata a morire in breve tempo.

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