mercoledì 11 dicembre 2013

Non dimenticate Ichino

La vittoria di Renzi è una vittoria pienamente democratica e, come tale, va rispettata e accettata; anche se può piacere poco perché poco sa di sinistra. E, del resto, chi sogna l’unità della sinistra e anche per poter lavorare per questo obbiettivo ha sempre rifiutato di prendere qualsiasi tessera di partito, il PD resta l’unico punto di aggregazione che possa avere una massa critica capace di attirare alleanze (da non tradire) con gli altri partiti idealmente vicini.
Pur inghiottendo qualche boccone amaro, la parola scissione, quindi, non deve essere nemmeno pensata, se si ritiene che la politica sia una cosa seria per migliorare le condizioni della società e non un gioco capace di soddisfare al massimo il proprio io.
Di scissione all’interno della Lega parla Bossi che ancor prima delle loro primarie aveva annunciato che, in caso di sua sconfitta, se ne sarebbe andato a fondare un nuovo partito. Di scissione (non si sa quanto reale) si sono visti i risultati tra i Berlusconiani e i “diversamente berlusconiani”.
Di scissione – e in questo caso si tratta di cosa da non dimenticare – ha parlato Pietro Ichino dopo la sconfitta di Renzi dello scorso anno. E non soltanto ha parlato, ma l’ha anche messa immediatamente in pratica andando con Monti, candidandosi e venendo eletto con il suo raggruppamento. Si potrebbe dire che sono fatti suoi, ma il fatto è che, mentre Ichino se n’è andato verso luoghi sicuramente più a destra, le sue idee sulle politiche del lavoro purtroppo sono rimaste ben conficcate all’interno della parte attualmente maggioritaria del PD. E l’esperienza insegna che normalmente la qualità delle idee non è molto lontana dalla qualità di chi quelle idee produce e che continua a fondare il suo pensiero su una separazione sensibile tra il concetto di lavoro e quello di diritti, dando senza esitazioni la precedenza al primo in caso di coincidenze difficili con i secondi.
Ora la sua prima iniziativa, subito dopo la vittoria di Renzi, è stata quella di scrivere sul suo sito una lettera aperta nella quale, oltre ai numerosi riferimenti agli scritti suoi e di suo fratello Andrea e a un linguaggio ricco di tecnicismi e totalmente ripulito da ogni traccia di passione e compassione umana, traspare un’autocandidatura per rientrare e rimettere a posto il PD che lui definisce «il più conservatore dei partiti».
So bene che la vita politica da anni si regge sulla scarsa memoria storica degli italiani, ma, per favore, ricordate Ichino; ha tutto il diritto di elaborare e portare avanti le sue (per me) inaccettabili idee, ma non lasciatelo riavvicinare al PD perché – saggezza antica – le idee, come le mele, non cadono lontane dall’albero.

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