lunedì 21 ottobre 2013

I vicini e i lontani

A guardare la tradizione e la situazione politica italiana verrebbe da pensare che la caratteristica precipua della sinistra consista nel vedere con maggiore fastidio i piccoli gradini che differenziano in qualcosa le posizioni del vicino, piuttosto che gli abissi che separano da quelle del lontano, avversario o nemico che sia.
E non serve neppure scomodare la storia per ricordare l’omicidio-suicidio perpetrato dall’imperdonabile Fausto Bertinotti nei confronti del governo Prodi. Basta guardare alla cronaca, visto che buona parte delle donne e degli uomini del PD finisce per sopportare, pur brontolando, le nefandezze – per opere e per omissioni – del governo Letta-Alfano, mentre non si sforza minimamente non di fare proprie le idee di compagni di partito che si muovono in correnti diverse, ma neppure di sottoporsi al primo sforzo necessario per poi poter discutere: quello di ascoltare.
Il sospetto è che basterebbe che gli esponenti della sinistra e del centrosinistra usassero soltanto una frazione della decisione e della cattiveria con la quale affrontano i compagni di partito e gli esponenti dei partiti più vicini per controbattere coloro dai quali si è divisi da insanabili diversità etiche, politiche, economiche e sociali, per ridare un volto meno disumano a questa Italia e per recuperare buona parte degli elettori di sinistra che non vanno più alle urne perché lì la sinistra è difficilissima da trovare. O che ci vanno illusi da qualcuno che da sinistra si camuffa, ma che poi, alla prova dei fatti, si rivela per quello che è: un leghista che è parzialmente riuscito a ripulirsi dalla vernice verde.
Dicevo prima che non serve disturbare la storia e, invece, bisogna farlo perché è la scarsa memoria collettiva che permette ai pochi di imbrogliare i più. È la storia, infatti, a insegnare che mediare con i vicini è la chiave per migliorare e che mediare con i lontani è la via per scomparire. Ed è sempre la storia a dimostrare abbondantemente che quando la sinistra si divide, inevitabilmente vince la destra.
Succede anche all’estero, ma il problema è che in Italia la destra è Berlusconi. E non può certo consolarci il fatto che in Francia il frutto della divisione della sinistra e del suo annacquamento rischia di chiamarsi Le Pen.

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