venerdì 27 settembre 2013

Il compromesso antistorico

E poi dicono che il rispetto del significato delle parole non è importante. Si afferma – ed è vero – che la politica è l’arte della mediazione, parola che spesso viene assimilata come sinonimo di compromesso il cui significato etimologico, ormai praticamente dimenticato, è "promessa comune", un’azione che vede un punto di accordo e di equilibrio tra due arretramenti che possono comportare reciproci vantaggi più forti delle rispettive perdite. Quindi il sostantivo “compromesso” indica un arretramento, non una rinuncia totale ai propri principi, ai propri punti di vista, ai propri progetti e obbiettivi. Anzi.
Vista la soluzione eversiva che Berlusconi impone ai suoi obbedienti servitori per cercar di realizzare la sua convinzione di essere al di sopra della legge, viene da ripetere la domanda già fatta alcuni mesi fa: a un partito di centrosinistra conveniva davvero continuare ad arretrare davanti alle pretese sempre maggiori e ingiustificabili, in una visione di equità sociale, da parte di un evasore fiscale (la sentenza definitiva è arrivata da poco, ma tutti – tranne Bondi – ne erano già convinti da tempo) per assicurare la cosiddetta governabilità? Non era meglio rifiutare fin dall’inizio qualsiasi compromesso antistorico per non compromettersi (nel significato del verbo riflessivo: rovinare la propria reputazione) con chi è su posizioni diametralmente opposte alle proprie.
In questo momento rinnovo il mio rimpianto per Bersani: è stato perdente, ma coerente e cosciente di cosa significa mediazione, e probabilmente la sua sconfitta è dipesa anche e soprattutto da chi il compromesso lo voleva a tutti i costi.
Il risultato è stato che la governabilità è rimasta un sogno e che nel suo nome è stato dato un nuovo colpo, forse mortale, alla nostra democrazia.

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