giovedì 23 maggio 2013

Un mondo più povero

La morte di don Andrea Gallo non coglie di sorpresa, ma lascia comunque un grande vuoto perché con la sua scomparsa viene a mancare un altro dei pochi esseri umani capaci di dare l’esempio con la parola e con l’azione, mantenendo sempre con i fatti quello che diceva.
Esseri umani, dico, e non soltanto prete perché era lui per primo a voler far passare, in precedenza rispetto a tutti gli altri, che la rettitudine, la fratellanza, la solidarietà, l’impegno costante sono obblighi etici che non riguardano soltanto i sacerdoti – per i quali, anzi, diceva che dovrebbe essere normale – ma anche tutti gli uomini e le donne e, soprattutto, coloro che hanno responsabilità sociali.
A sentirlo, anche in privato, poteva apparire istrionico, sempre alla ricerca della battuta che attirasse l’attenzione del pubblico, ma, in realtà, questo era soltanto un sistema più che valido per far diffondere più largamente e più profondamente il suo messaggio e per sottolineare che, pur davanti a continui esempi sconfortanti, non si deve mai rinunciare a parlare e a lottare.
In questi giorni in cui dobbiamo convivere con i governi di quelle intese che saranno larghe tra i parlamentari, ma non abbracciano certamente la maggioranza degli italiani, in cui vediamo che Penati, dopo aver sbandierato la sua intenzione di rifiutare la prescrizione, si è adeguato all’andazzo berlusconiano, l’insegnamento di don Andrea Gallo spicca per la sua forza e per la sua necessità. Ma anche per la sua terribile semplicità: tenere uniti etica, parole e fatti.
Da ieri il mondo è sicuramente più povero.

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