venerdì 18 gennaio 2013

Chi nega la storia non ha diritto alla cronaca

Berlusconi si addormenta alla cerimonia milanese per commemorare la Shoah e si risveglia soltanto per dire che «il fatto delle leggi razziali è stata la peggiore colpa di un leader, Mussolini, che per tanti altri versi invece aveva fatto bene».
Aveva fatto bene ad allearsi con un assassino razzista come Hitler? Aveva fatto bene a far massacrare libici, etiopi e somali per le sue smanie di impero? Aveva fatto bene a far entrare l’Italia in una guerra che avrebbe sterminato gli italiani? Aveva fatto bene a far uccidere Matteotti, i fratelli Rosselli e tanti altri? Aveva fatto bene a imprigionare in luoghi ben sorvegliabili – e non a mandare in vacanza, come in un'altra occasione ha detto – migliaia di persone che avevano l’unico difetto di pensare, e di dire ciò che pensavano? Aveva fatto bene, per salvare il proprio supposto potere, a creare una Repubblica sociale italiana vassalla dei nazisti e aguzzina degli italiani?
È vero: aveva bonificato le paludi pontine. A Berlusconi, evidentemente, può bastare l'asciugatura di qualche chilometro quadrato di terreno acquitrinoso per cancellare tutto il resto che ho sommariamente riassunto.
Credo sinceramente che dal mio cuore e dalla mia mente non vi sia cosa più lontana del razzismo. Eppure le rievocazioni della Giornata della Memoria, la lettura di certi libri, la visione di certi film e di certe mostre mi lasciano con il groppo in gola e mi fanno sentire quasi colpevole. Colpevole di appartenere a quello stesso genere umano da cui sono usciti coloro che sono stati capaci di inventare i lager di Auschwitz, Dachau, Buchenwald e altri, ma anche le foibe, i cappucci del Ku Klux Klan e l’apartheid sudafricana, o le vecchie e sanguinose pulizie etniche staliniste e quelle più moderne e non meno tremende della ex Jugoslavia, o l’odio etnico strettamente intrecciato all’insofferenza religiosa che insanguina il Medio Oriente. Colpevole di appartenere a quello stesso genere umano che non è stato capace di estirpare da sé il seme dell’odio razziale e religioso e che continua a tramandarlo, per incuria, oltre che per criminale calcolo, ai più giovani. Colpevole, in prima persona, di aver fatto comunque troppo poco per oppormi alla negazione dell’uomo da parte di chi si sente superuomo.

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