venerdì 30 novembre 2012

La solita trappola del tesoretto

Non era soltanto prevedibile: era scontato. Come ogni volta, dopo la richiesta di sacrifici drammatici e assolutamente inevitabili, spunta fuori un “tesoretto”. Dato per assodato il fatto che sicuramente i tesoretti non nascono nella notte come i funghi - e proprio nel giorno in cui servono - è evidente che di quei soldi (50 o 60 milioni, mica bruscolini) Tondo e la sua giunta erano perfettamente al corrente, ma che preferivano usarli in seconda battuta un po’ per addolcire la pillola, ma soprattutto per dividere coloro che protestano.
Il gioco è tra i più antichi del mondo: fare leva non soltanto sul fatto che alcuni riceveranno alcune briciole di contributo e altri no, ma soprattutto che in questa fase chi viene indotto a sperare possa diventare più “morbido” e abbandonare la protesta nell’illusione che il farsi vedere più disciplinarti possa aiutare a entrare nel novero dei ripescati, o dei migliorati.
Spero che il vecchio trucco questa volta non abbia successo. Che tutti si rendano conto che soltanto restando uniti si può uscire da questa situazione che vuole distruggere la cultura, elemento sempre pericolosissimo per il potere. E che Tondo e i suoi, invece di parlare di tesoretti, parlino invece di “Bianco e nero” nel quale non molti mesi fa hanno gettato molte centinaia di migliaia di euro - che oggi sarebbero utilissimi per la cultura che viene fatta e non comprata, mentre la crisi era già conclamata e galoppante.

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