giovedì 16 febbraio 2012

Informazione e spettacolo

Il problema è sempre quello delle regole che, se davvero sono tali, devono essere uguali per tutti.
Se le leggi proibiscono a tutti di dare del "deficiente" a un'altra persona in pubblico, questo deve valere anche per gli artisti e le persone famose in genere e, a maggior ragione, questo vale se le parole vengono pronunciate in televisione davanti a milioni di spettatori.
Se non è democratico impedire agli altri di manifestare le proprie idee, ancor meno democratico è chiedere la chiusura di due giornali come "Famiglia cristiana" e "Avvenire" che, tra l'altro - ma questo non c' entra con l'argomeno in questione - sono state le uniche due voci giornalistiche cattoliche a richiamare con forza i doveri etici nel periodo dell'abisso morale berlusconiano.
Questi sono i peccati mortali dell'esibizione di Adriano Celentano - perché è a lui che ovviamente mi sto riferendo - a Sanremo. Per le altre cose che ha detto, a grattare sotto la spessa crosta di populismo,si può arivare a raggiungere qualche sostanza sulla quale si può essere d'accordo o meno, ma che non deve essere censurata - proprio come per i giornalei - specialmente se pone in primo piano argomenti di cui si parla troppo poco. Poi, quando canta, continua a essere, 
invece, una delle icone del pop non solo italiano.
La sua esibizione è stata utilissima - se la si vorrà tenere presente - perché è probabilmente l'esempio più clamoroso e avvilente di cosa succeda a mescolare senza alcuna attenzione informazione e spettacolo, una pratica che per decenni è stata fatta in Italia senza che si sentissero troppe opposizioni, nemmeno tra gli addetti ai lavori. E ora sono in tanti a non distinguere più tra informazione e spettacolo, ma neppure - ed era inevitabile - tra politica e spettacolo.

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