martedì 6 dicembre 2011

La cura, i sintomi, la malattia

Mario Monti ha detto che la manovra del suo governo non è la malattia, ma è la cura della malattia. Si potrebbe anche essere d'accordo, pur se lascia molto perplessi una medicina che, con le sue tossine, va a minacciare ancora una volta i fisici più deboli senza andare a toccare quelli forti con ritrovati come la patrimoniale, o una tassa meno scherzosa sul denaro scudato, o la tassa sulle transazioni finanziarie, o altre cose già sentite mille volte in questi giorni.
Quello che lascia perplessi è che in realtà neanche la crisi che stiamo attraversando è la vera malattia: è soltanto il sintomo del vero morbo mortifero che, invece, si annida nella finanza e nella sua totale mancanza di regole oltre che di etica.
Mentre, infatti, la morsa degli speculatori si sta allentando un po' sull'Italia, i delinquenti della finanza internazionale cominciano ad accanirsi su altri Paesi, neppure la Germania esclusa, indifferenti al fatto che mandano alla fame, alla disperazione e, in certi casi, alla morte un bel po' di persone fatte di carne, sangue, sentimenti e dignità.
È lì che la cura dovrebbe essere applicata con durezza e determinazione, con solidarietà tra i vari Stati che, invece, si lasciano inspiegabilmente - a meno di non essere maliziosi - strangolare. È possibile che non possano essere messe in campo quelle regole certe che devono valere per tutti, ma non per chi ha in mano i cordoni della borsa? È possibile che lasciamo che la democrazia svapori per lasciare il posto a una plutocrazia che sembrava soltanto una frase a effetto e che, invede, è terribilmente reale? È possibile che lasciamo invadere e calpestare i nostri diritti senza neppure tentare uno straccio di vera resistenza?
La situazione potrebbe essere descritta come quella di un delinquente che tiene appesa la vittima su un precipizio. La vittima ha in mano una pistola (le regole, intendiamoci!), ma non può sparare al suo carnefice perché precipiterebbe e morirebbe con lui. Eppure la tentazione di sparare finisce per diventare ogni giorno inevitabilmente più forte.

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