martedì 27 settembre 2011

Veder perdere non è identico a vincere

Dovremmo essere un po’ contenti. Intendo dire noi, quelli che non vedono l’ora che il berlusconismo diventi soltanto un orrendo ricordo. Dovremmo essere contenti perché ormai tutto si sta sfaldando intorno al satrapo che ha riempito con le sue gesta molto di più le rubriche di gossip che quelle di politica. All’interno del Pdl crescono sempre di più quelli che gli rimproverano di aver pagato prestazioni sessuali con cariche pubbliche; la base della Lega è sempre più insofferente del fatto che i suoi rappresentanti in Parlamento votino per salvare (dal giudizio, prima ancora che dalla condanna) personaggi su cui pesano terribili accuse di corruzione, concussione, associazione mafiosa e chi più ne ha più ne metta; la Chiesa non usa più mezze parole per dire che si ha bisogno di aria pulita; la Confindustria finalmente conferma che questo governo non ha fatto proprio nulla se non aiutare Berlusconi a fare i propri comodi. E a non sopportarlo sono sempre di più le donne, i giovani, gli anziani, gli studenti, i lavoratori e tante altre categorie.
Dovremmo essere contenti, dicevo, eppure ci resta – o almeno a me resta – una forte amarezza dentro in quanto se è vero che forse stiamo per tornare a respirare un po’ meglio, questo non avviene perché abbiamo ripreso a nuotare con forza, ma perché l’acqua in cui ci troviamo è ancora diminuita e sta diventando sempre più palude.
Pensiamoci. Nel Pdl nessuno – dico nessuno – accusa Berlusconi di disonestà, ma soltanto di favorire altri personaggi che occupano posti appetibili. La Lega si sta rivoltano contro Bossi non per la sua incostituzionalità e per il suo razzismo, ma proprio perché non tiene più in primo piano questi disvalori preferendo appoggiare Berlusconi per salvare il suo posto di governo. Quello che dice la Chiesa è sacrosanto, ma dovremmo domandarci perché soltanto da un po’ di tempo, per parte della gerarchia, i dieci comandamenti siano diventati importanti anche per il satrapo e non soltanto per noi. Gli industriali lo hanno mollato perché si sono accorti che non dà loro vantaggi e non certamente perché deprimendo l’economia, deprime anche il lavoro, gonfia la disoccupazione e rende sempre più difficili i rapporti sociali.
Forse in un momento così drammatico dovremmo accontentarci di veder sparire Berlusconi e annaspare disperatamente i suoi servitori, ma a me resta in bocca un gusto amaro: quello di non essere riusciti a convincere la maggioranza degli italiani della necessità di effettuare una scelta che si basi su valori apparentemente scomparsi come l’etica, la solidarietà, il rigore politico ed economico, la giustizia, il rispetto per il prossimo e per l’ambiente.
Perché veder perdere un avversario come Berlusconi significa la fine dello sprofondamento dell’Italia, ma per vedere il nostro Paese risalire non basta veder perdere gli altri: occorre far vincere quei valori apparentemente scomparsi.

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