domenica 11 settembre 2011

Assuefazione non è normalità

Non si può non dirlo: dopo tanti mesi di schifezze, la nausea che ti assale è tale che già ti rende difficile leggere le porcherie presidenziali: figurarsi a scriverne. Eppure non è davvero il tempo di lasciar perdere perché quelli che Berlusconi, i suoi fedelissimi e i suoi prezzolati si ostinano a definire “affari privati” proprio non sono tali: e non soltanto perché molti dei suoi traffici sessuali sono stati pagati – e sono pagati ancora – con denaro pubblico, visto che il compenso è avvenuto con l’elezione a cariche pubbliche, o con la concessione di lucrosi appalti, ma perché davvero il nostro Paese avrebbe avuto – e avrebbe – bisogno di un vero presidente del consiglio e non di uno che lo fa a tempo perso.
Berlusconi, invece, a tempo pieno si è dedicato soltanto a difendere se stesso e le proprie aziende e a organizzare i propri trastulli pseudo giovanili, mentre alle necessità dell’Italia, e quindi degli italiani, ha riservato soltanto infastidite briciole delle sue giornate. Ovviamente se si eccettuano gli insistiti e lunghissimi monologhi autocelebrativi con i quali ha continuato a dire che aveva fatto miracoli per l’Italia e la sua economia fino al giorno prima di confessare che siamo sull’orlo del fallimento.
Che qualcosa stia cambiando anche nella maggioranza nei confronti del proprio magnate lo si sta notando sempre più chiaramente, sia perché una crescente parte della Lega parla di staccarsi da una nave che sta affondando, sia in quanto i tentativi di giustificazione dei pidiellini stanno virando sempre più decisamente verso motivazioni pseudo-politiche. Eccone alcune: «Le spallate si possono dare soltanto in Parlamento con il voto di fiducia» (con il piccolo particolare che non di fiducia si tratta, ma di prestazioni di voto già pagate in anticipo); «Entrare in crisi adesso sarebbe come dare ragione agli speculatori» (perché? A negare ottusamente la crisi non lo si è già fatto); «Non si può bloccare il governo mentre sono alle porte importanti riforme» (quali? Quelle di cui finora – a parte del massacro della giustizia – non si è mai parlato?). Soltanto i più ottusamente incapaci di annusare l’aria, come Gasparri e Brunetta, continuano a prendersela con le intercettazioni, come se la colpa di una malattia fosse il medico che la individua e non il virus che la provoca.
Ma nessuno di loro si rende ancora conto che assuefazione alla puzza non vuol dire normalità olfattiva e che l’anormalità prima o dopo viene sempre risolta facendo sparire dalle proprie vicinanze la sorgente del fetore. E che quando l’origine della puzza se ne andrà anche loro finiranno di ammorbare l’aria con i loro vaniloqui.

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