giovedì 10 febbraio 2011

Se non ora, quando?

Domenica 13 febbraio le donne di tutt’Italia scenderanno in piazza a dire basta a una cultura che insegna alle giovani che basta essere graziose con i potenti per avere fama e denaro, che azzera il concetto di decenza e inquina la convivenza sociale, che legittima comportamenti lesivi della dignità delle donne e delle istituzioni.
Mi rivolgo agli uomini: se lasceremo da sole le donne in piazza, non saremmo molti diversi da Berlusconi perché questo è il momento in cui parlare tra amici non basta più: occorre testimoniare davanti a tutti, anche davanti a coloro che la pensano in maniera diversa da noi e che potrebbero farci pagare un prezzo per le nostre idee.
E dobbiamo farlo con discrezione per non togliere alle donne la visibilità che è loro dovuta in questa protesta, ma contemporaneamente dobbiamo ribadire che la dignità deve essere uguale per tutti, che se viene sottratta alle donne, automaticamente viene tolta anche a noi maschi, che questa violenza riguarda l’intero genere umano. E dobbiamo anche gridare che non accettiamo il concetto detto e ridetto che a casa propria ognuno può fare quello che vuole, anche praticare la schiavitù, perché né l’etica, né la legge si può fermare davanti a una porta chiusa.
Ci sono tanti altri motivi per scendere in piazza – la difesa della magistratura in primis – ma avremo tante altre occasioni per farlo; domenica dobbiamo far capire tutti insieme che questo Paese conosce ancora il significato della parola “etica”.
E non dobbiamo farlo capire soltanto a Berlusconi – tra l’altro, finiamola di chiamarlo premier, carica che in Italia non esiste, e definiamolo correttamente presidente del Consiglio – ma a tutti i suoi dipendenti, a coloro che danno interessata forza al berlusconismo che purtroppo sopravviverà sicuramente al suo fondatore.
E, pensando a un segnale forte da dare al centro destra, ma anche al centrosinistra, perché non lanciare una proposta concreta che forse potrebbe ricompattare questa opposizione ancora frammentata, ma che comunque è infinitamente meglio di quella maggioranza compattata dal denaro? La proposta potrebbe essere quella di proporre Rosy Bindi come prossimo presidente del Consiglio: è una donna, è capace, è appassionata, è cattolica e contemporaneamente orientata a sinistra, è sicura nella sua solidarietà senza confini, ha esperienza e intelligenza, potrebbe mettere d’accordo tutto il centrosinistra e, con la sua onestà, potrebbe addirittura far tornare a votare molti degli schifati da questa politica.
Un sogno? Forse. Ma talvolta i sogni sono la solida base di realtà prima non immaginabili.

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