giovedì 11 novembre 2010

L’etica e la convenienza

Finalmente sembra proprio che stia per finire. Il berlusconismo sta affogando negli stessi liquami che ha prodotto e in questo appare già un minimo di Giustizia, di quella con la “G” maiuscola. Ma quando parlo di liquami non mi riferisco soltanto a quelli degli scandali sessuali di cui oggi tutti parlano e che hanno messo alla berlina l’Italia in tutto il mondo. Perché uno degli errori più clamorosi e più gravidi di conseguenze pericolose per il futuro sarebbe quello di pensare che il governo Berlusconi è finito per un soprassalto di moralità da parte degli italiani, religiosi o laici che siano.
Berlusconi ci ha fatto indignare e vergognare, ma soprattutto ha fallito dal punto di vista economico, sociale e politico. E a farlo andare a casa è stato il fatto che molti settori – ovviamente i più potenti – della società italiana non si sono più sentiti tutelati – o meglio, coperti – da lui che ormai da troppi anni sta passando molto più tempo a difendere se stesso e i suoi affari che la situazione generale di un Paese che ormai è diventato una specie di colabrodo che sarà molto difficile far tornare nuovamente in grado di galleggiare.
Sarebbe davvero un errore imperdonabile pensare che certi strati di questa nazione abbiano riacquistato quella moralità che evidentemente ancora non c’è, se si continua a trattare così i lavoratori pensando che il lavoro serva soltanto come fine per incrementare gli utili di bilancio e non come mezzo per dare pane e dignità alle famiglie e ai giovani. Se si continua a comportarsi come aguzzini nei confronti di esseri umani – ripeto, esseri umani – che fuggono da guerre, vessazioni, fame e malattie endemiche, per paura di perdere qualche privilegio, o per il fastidio di dire di no a chi chiede un aiuto per strada. Se si continua a sostenere che il fare sia più importante del ragionare. Se si pensa di poter costruire qualcosa che vada oltre a una nuova legge elettorale con Gianfranco Fini che – sarà sicuramente una mia limitazione – non riesco a dimenticare che è padre delle leggi Bossi-Fini e Fini-Giovanardi e che continuo a ricordare nella sala di comando delle forze del cosiddetto ordine poi condannate per le violenze gratuite e usate con efferatezza contro manifestanti inermi al G8 di Genova, mentre quelli davvero violenti se ne restavano intoccati.
Da troppi anni la propaganda berlusconiana ha demolito, soprattutto attraverso trasmissioni televisive schifose o almeno vuote, ogni senso di moralità e di valori. Da troppi anni si sono cancellati reati che continuano a restare peccati non soltanto religiosi, ma anche e soprattutto laici, come – per fare un esempio soltanto – il falso in bilancio. Da troppi anni il denaro, il successo, la bellezza e il godimento sono diventati le mete cui deve tendere a ogni costo.
Illudersi che dopo questi massicci avvelenamenti ventennali ci possa essere un soprassalto etico capace di cancellare in pochi mesi i guasti di due decenni sarebbe una follia.
La realtà è che Berlusconi cade perché non conviene più. E il centrosinistra deve convincere la popolazione che votare per il Pd e i suoi alleati è conveniente. E lo deve fare presentando al più presto un programma chiaro, onesto, efficace e credibile.
Contemporaneamente deve anche impegnarsi a ridare valori a un’Italia che se li è lasciati cancellare con vigile indolenza o compiacente complicità. Ma sarà un compito molto più difficile. E ci vorrà uno sforzo lungo e pesante da parte di tutti; non soltanto da parte della politica.

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