giovedì 26 agosto 2010

Il prossimo o il più vicino?

Devo ammettere che l’uscita di Giorgio Vittadini leader di Comunione e Liberazione al meeting di Rimini, mi ha fatto l’effetto di un raggio di sole che spazza le nuvole di un cielo cupo. Dopo che Famiglia Cristiana ha accusato Berlusconi di voler comandare solo lui e di avere diviso i cattolici italiani, l’ineffabile Vittadini ha detto che la posizione di dura critica il settimanale cattolico «è vecchia, parziale. Parte da una visione moralistica invece che dalla proposta di valorizzare il desiderio più vero delle persone. Se si riduce il desiderio ai propri schemi moralistici, non si pone nessuna radice per il cambiamento».
Davanti a una frase così, posso tirare un sospiro di sollievo perché il moralismo è scomparso dall’orizzonte cattolico, ma devo anche aggrottare la fronte perché, pur bazzicando da molto più tempo di quanto mi piaccia confessare in ambienti cattolici o paracattolici, mi rendo conto che della Chiesa e del Vangelo non ho capito proprio nulla perché proprio la Chiesa – almeno quella di Vittadini – non è moralista e, anzi, sprona le persone a valorizzare i loro desideri più veri perché questa è l’unica strada per arrivare al cambiamento.
Io – lo confesso – avevo capito tutt’altro. Avevo percepito, evidentemente in maniera falsa, che la morale fosse un caposaldo irrinunciabile di ogni buon cattolico e che fosse proprio la rigidità della Chiesa nell’applicazione di questa morale almeno in alcuni punti della vita civile - anche se la medesima rigidità non si applicava molto ad altri - ad avere dato le maggiori dimostrazioni di moralismo. Mi ero sentito dire che la mortificazione dei propri desideri in funzione della morale e comunque di disegni superiori era un pregio e non un difetto. Avevo creduto che fossero persone serie tutti coloro – alti prelati e Papi compresi – che da sempre parlano della conservazione come un valore che soltanto in rari casi può cedere il passo al riformismo.
Ora i casi sono due: o Vittadini e io parliamo di realtà del tutto diverse, oppure mi attendo di vedere mutamenti imminenti e stravolgenti nel comportamento della Chiesa e della stessa Comunione e Liberazione.
Ma c’è anche una terza ipotesi: che Vittadini – come il Berlusconi che tanto ammira – usi la religione per fare politica. Anzi, che usi un simulacro della religione per darsi una giustificazione di stare dalla parte politica che maggiormente se trascura il sociale e chi sta peggio e che è alleata e sostenuta dalla Lega che, con il suo razzismo, è la vera negazione dell’evangelico amore per il prossimo. A meno che per “prossimo” non si intenda soltanto “il più vicino”

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