lunedì 8 marzo 2010

Il problema siamo noi

Non si può non tornare sul “pasticciaccio brutto” delle liste elettorali del Pdl in Lazio e in Lombardia e sul decreto “interpretativo” che ha permesso il loro reinserimento, ma non quello di altre liste che, per errori simili, se non uguali sono rimaste escluse. Non si può non farlo perché questo appare come un punto di non ritorno in una democrazia come quella italiana che da molti è stata definita fragile e che oggi può essere definita "infranta".
Romano Prodi, con la sua solita disincantata lucidità politica, dice: «Questa volta c’è proprio da avere paura». E le sue parole vanno riferite non soltanto al fatto che le regole sono state calpestate, ma anche al comportamento di Berlusconi e dei papaveri del Pdl che non ammettono assolutamente le proprie colpe, ma pretendono con forza («Se ci impediranno di correre siamo pronti a tutto», aveva detto La Russa) di partecipare e probabilmente anche di vincere.
E anche per questo mi convinco sempre di più che la scelta di Napolitano di firmare il decreto sia stata una scelta sbagliata. Forse inevitabile, anche perché la situazione era praticamente senza vie d'uscita, ma sicuramente sbagliata. Per me resta certo, infatti, che sarebbe stato meglio distruggere un momento democratico (una tornata elettorale) che l'intera democrazia (le regole della convivenza civile).
Ora il problema non è rappresentato da Napolitano, che comunque ha agito in buona fede e in una situazione difficilissima, e neppure da Berlusconi e dai suoi sodali, dai quali certamente non possiamo aspettarci un soprassalto di sensibilità democratica. Il problema continuiamo a essere noi, laddove con la prima persona plurale intendo indicare tutti coloro che credono nel valore della democrazia, delle leggi, della legalità. Abbiamo colorazioni politiche e partitiche diverse? Sicuramente, ma le avevano anche coloro che hanno dato vita a quella Resistenza che ha posto le basi della nostra Repubblica.
Vi prego: stiamo insieme a ripulire la sozzeria che ha invaso il nostro Paese. Per ridividerci siu cose importanti, ma rispetto a queste non fondamentali, ci sarà sicuramente tempo dopo.

Nessun commento:

Posta un commento