giovedì 11 giugno 2009

La propaganda non è dibattito

Talvolta essere cortesi è davvero difficile e in certi casi è probabilmente sbagliato. L’uso di questo spazio fatto dal signor Manzella è per me davvero inqualificabile. Comincia dicendo «se mi è consentito» e poi prosegue nel suo intento senza minimamente peritarsi di sapere se gli è davvero consentito. E va avanti a ringraziare gli elettori che hanno votato per il partito che lui rappresenta. Egregio signor Manzella nessuno la censurerà mai quando esprime le sue opinioni in contrasto con le mie (anche se più volte ha fatto ragionamenti che andavano per conto loro in chiara propaganda per le sue idee e che non erano minimamente legati a un eventuale dibattito con me), ma utilizzare uno spazio non suo per fare ciò che meglio le aggrada mi appare come una scorrettezza ingiustificabile. Dovrebbe ricordarsi che lei in questo blog è ospite mio e che io sono a mia volta ospite – anche se ci lavoro dentro – del Messaggero Veneto. Io non mi permetterei mai di venire a casa sua per fare i miei comodi e voglio che neppure gli altri facciano i comodi loro a casa mia.
I sistemi di filtraggio nei blog esistono e sono assolutamente efficaci. Mi sono sempre astenuto dall’usarli, ma assicuro che nel caso si ripetesse un uso del mio blog per propaganda del partito vicino al mio interlocutore del momento, eserciterò il mio diritto di filtro.
Tornando a parlare di politica, mi sembra superfluo da parte sua dire che «relativamente alle alleanze con il centro, non credo che ci siano pregiudiziali di sorta, fatta eccezione per la presenza delle sinistre estreme e radicali». Probabilmente non ha capito che io, quando dico che sono disposto a spendermi per l’unità del centrosinistra e della sinistra intendo proprio quello che dico perché sono convinto che soltanto da quelle parti esista ancora un doveroso rispetto sostanziale e non di parole per i più deboli e non soltanto per i più deboli con pedigree padano.
Quanto al signor Manzella, può benissimo non essere d’accordo con l’antiberlusconismo: io non pretendo che lui la pensi come me, ma lui non può pretendere che io la pensi come lui. Lavorare con più sincerità vuol dire non imbrogliare sul voto – e infatti dico che se Berlusconi ha perso la sua sfida, il berlusconismo l’ha vinta largamente – ma anche dire con chiarezza che quello che sta andando avanti è un vero e proprio cancro di forti venature razzistiche che sta rovinando questo Paese.
È decisamente vero che le cose bisogna farle accadere e che non ci si deve far dettare l’agenda dagli altri. E allora torniamo a lavorare per la solidarietà, per il lavoro, per la giustizia sociale. E combattiamo, perché sono gli altri ad avere il pallino in mano, contro vergogne come la legge blocca-intercettazioni che tanto amata non è neppure dai fedeli di Berlusconi visto che lui voleva farla votare con la fiducia.
Altro che muri da abbattere: teniamone in piedi ancora qualcuno di quelli che sono gli altri a voler rovinare. Arrivare al governo è l’obbiettivo secondario: quello principale è far cambiare mentalità agli italiani e recuperare al voto coloro che non ci vanno più perché schifati dalle piccinerie di bottega.

Nessun commento:

Posta un commento